Friday, November 22, 2024

Text: Riccardo Sepe Visconti

Ho 46 anni ed a 13 mi innamorai di una ragazzina di nome Fedora. Alle feste ascoltavamo le musiche dei Matia Bazar: “Per un’ora d’amore”, “Stasera che sera”…, si viveva con intensità, ci si scambiava promesse, si pensava a quando saremmo diventati “grandi”. Oggi a distanza di oltre trent’anni da allora, nell’ascoltare in TV un’intervista a quello stesso gruppo di musicisti, ho sentito dir loro: “Nel venire ad Ischia come ospiti dell’Ischia Global Film & Music Fest abbiamo trovato in aliscafo ad accoglierci la rivista Ischiacity con lo Special – appunto – dedicato al Global e questo ci ha immediatamente proiettato nello spirito della manifestazione”. Per me e tutta la redazione è stato, naturalmente, motivo di orgoglio ascoltare questo complimento (ma soprattutto per me, che con i Matia Bazar sono cresciuto, è stata un’emozione profonda e speciale!). Mi sono allora detto che è esattamente questo ciò che vuol dire “fare sistema ad Ischia”, lavorare in sinergia e con intelligenza per valorizzare gli aspetti positivi di quest’isola e diffonderne la bellezza attraverso un buon programma di comunicazione.
Ma per far questo occorre la collaborazione (sinergica e intelligente, ripeto) di molti. E purtroppo non accade. Politici e imprenditori privi di programmi per il futuro e impauriti – direi quasi paralizzati – dalla pesantissima crisi che soffoca Ischia, piuttosto che rimboccarsi le maniche, per affrontare con risolutezza ed ottimismo costruttivo la difficile situazione, preferiscono fare come gli struzzi e rifiutarsi di guardare la realtà: immobili e attoniti, il solo rimedio che hanno cercato, è stato quello di chiudere i cordoni della borsa, risparmiare su tutto, offrire un profilo basso. Così gli alberghi riducono i periodi di apertura, licenziano, ritardano i pagamenti ai fornitori, acquistano merci di più scadente qualità; i ristoranti offrono il congelato per fresco ed il surrogato per autentico; i bar “travasano” strani liquidi nelle bottiglie di marca; i negozi espongono nelle vetrine non più merci di pregio ma prodotti di zecchinetta e facilmente vendibili ad un popolino acquirente sempre più very very chip! Chiudono le botteghe artigiane e aprono negoziacci con merce scadente di importazione: assistiamo alla tracimazione del “limoncello pezzotto”, ed all’invasione di stracci e collanine da bancarella! Ischia, insomma, diventa sempre più un mercatone proteso al mercimonio più becero e perennemente in stato di svendita.
Fatta eccezione per pochissime realtà (la maggior parte, devo dirlo, rappresentata proprio dagli inserzionisti di questo magazine) non esistono più poli di qualità né punte di eccellenza ad Ischia. Sembra tutto orientato a divenire un indistinguibile ‘pappone’ melmoso e volgare privo di qualsiasi pregio o appeal. Ed io sono davvero stanco di sentirmi uno degli ultimi paladino in difesa dei valori di quest’isola!
Recentemente il direttore del quotidiano locale Il Golfo ha promosso un convegno per chiamare a raccolta gli “ischitani di buona volontà” e gli “imprenditori illuminati” affinché si reagisca a questo stato catalettico che massacra l’isola. Per carità cristiana (proprio io che sono ateo!) non farò i nomi con l’elenco delle ‘pregiate presenze’ intervenute al convegno: conoscendoli tutti, uno per uno (politici e imprenditori), mi limiterò a dire che non ricordo che uno solo di loro abbia mai speso di tasca propria – almeno nell’arco del 2007/2008 – un solo nichelino per promuovere l’immagine dell’isola d’Ischia. Tutti a piatire dallo Stato, dalla Regione o da qualsivoglia Ente erogatore denaro da spendere in operazioni che infine risultano di dubbia trasparenza e di nessuna utilità! Sono stanco dell’ipocrisia di questa gente, che ogni volta che mi incontra sa solo chiedermi di accogliere sulla mia bella rivista le loro insulse iniziative e poi, quando è il momento di sostenermi (Ischiacity, lo ricordo, si regge solo sulle pubblicità private e sulla vendita della rivista in edicola, non avendo mai chiesto alcuna forma di contributo pubblico né facilitazione di sorta) fugge a gambe levate per il terrore di dover acquistare qualche copia o comperare qualche spazietto pubblicitario!
Così mentre Ischiacity si affanna per non essere inghiottito, come tanti, dalla crisi, questi signori inarrestabilmente pianificano solo come risparmiare investimenti – che invece appaiono necessari! – nella vana speranza di rimanere a galla. Noi di Ischiacity siamo gli ambasciatori del bello, ma questa gente – politici sciatti e imprenditori taccagni – il bello lo stanno uccidendo. Che peccato!