34/2012
Text: Riccardo Sepe Visconti
Dedicato al mio amico Raffy Imbò _Raffy è un ragazzo di 17 anni decisamente fuori del comune: la sua diversità è nell’essere affamato. In senso Jobsiano: “Siate affamati, siate folli!”. Frequenta il corso per grafico all’istituto Alberghiero “Telese” ed è bravo, davvero molto. Ha un eccellente rendimento scolastico, ma quel che conta non è tanto se Raffy prende voti più o meno alti, ciò che importa ai fini di questo racconto è che il mio giovane amico vuole – attraverso l’espansione del sapere – costruire ed affermare la propria personalità. Sa di essere diverso da molti (troppi) dei suoi compagni, perché la sua emergenza non è il cazzeggio (comune alla maggior parte degli adolescenti) ma, piuttosto, la ricerca di un senso per la propria esistenza. Credo che Raffy sia ossessionato dalla necessità di dare un valore a se stesso, non per snobismo o aristocratica arroganza intellettuale (tutto è fuorché un intellettuale!), ma semplicemente perché Raffaele pensa che coltivando la propria personalità unitamente alle proprie conoscenze, e soprattutto fondendo le une con l’altra, potrà fare di sé una persona decisamente migliore. Ecco il punto! L’obiettivo che dobbiamo/possiamo prospettare: migliorare la popolazione locale, nel senso di elevarne la qualità accrescendone la cultura e, dunque, ampliandone le prospettive per la vita. E per “cultura” qui non intendiamo sapere in che anno è scoppiata la Rivoluzione Francese o qual è la capitale dell’Egitto quanto, piuttosto, sviluppare sensibilità ed apertura mentale verso le possibilità che offre l’esistenza. Direi che queste, per quanto possa sembrare strano per un ragazzo della sua età, siano le priorità del mio giovane amico. Tuttavia, Raffy ancorché sensibile non è certo fesso, ed ha capito benissimo che questa sua ricerca per “sfamarsi follemente” non può essere compiuta ad Ischia. Un’isola che per precisa responsabilità, sciatteria, accidia ed ignoranza di noialtri del “mondo adulto” non offre assolutamente niente che possa acquietare le legittime aspettative di quei ragazzi che non desiderano accontentarsi e che vogliono qualcosa di più. Vogliono un futuro, vogliono una chance di potersi giocare la propria partita fino in fondo, sono stanchi di sedere ad un tavolo dove i giochi sono fatti e per di più barando! Raffy andrà via, lascerà al più presto questa terra in cerca di un luogo – spero l’Inghilterra! – più ricco (incredibilmente più ricco) di opportunità e di spunti di crescita. Ma, come lui, sono tantissimi i ragazzi isolani che sentono un vuoto davanti a sé: sanno di non poter competere perché… non c’è gara! Il traguardo, se vogliamo chiamarlo così, per migliaia di loro è andare a fare il cameriere in qualcuno dei grandi casermoni dell’accoglienza autoctona, sperando di lavorare almeno 6 mesi per poterne fare altrettanti con il sussidio di disoccupazione. E’ questo il futuro che stiamo consegnando ai nostri figli? Sono questi i sogni che stimoliamo nelle loro menti? E’ forse mai questo ciò che Raffy avrebbe dovuto accettare? Personalmente provo una gran vergogna per quelli della mia generazione che non sanno o, peggio ancora, non vogliono muovere un dito per rendere questo posto migliore. E provo una gran pena per questa miriade di ragazzi, perché sono convinto che l’intera loro generazione sia destinata a finire in un tritacarne: braccia e menti votate a far da camerieri! Se solo penso che ad Ischia l’istituto “Telese”, nato per insegnare le Scienze Turistiche ai giovani con l’idea di poterli formare e avviare verso un futuro di lavoro professionale, è stato del tutto marginalizzato, trascurato, offeso e depredato dalla classe dirigente locale e, soprattutto, da quella politica! E per quanto, da un lato, un eroico manipolo di insegnanti, preside in testa, cerca in ogni modo di portarne alto il nome ed il valore degli insegnamenti, dall’altro la politica ha appena terminato di assestargli l’ultimo colpo di pugnale. La decisione, infatti, di assegnare l’ala rimasta libera del Centro Polifunzionale ad uso di pubblici uffici ha inferto la più grave, definitiva e vile ferita mortale alle speranze che quest’isola – forse – ancora coltivava per aprirsi ad un futuro moderno e competitivo. E dire che proprio per l’Alberghiero, oltre trent’anni fa, venne concepito uno dei più bei progetti di rilancio culturale e sociale di tutta l’isola! Già, perché il Polifunzionale, ai tempi del grande sindaco Vincenzo Mazzella, fu ideato espressamente per installarvi un avanzatissimo ed efficientissimo “tempio” dedicato agli Studi delle Scienze Alberghiere: dal diploma di scuola superiore alla tanto sospirata (e salvifica) Università di Economia Turistica! Il progetto prevedeva la suddivisione di quell’area in tre lotti: uno adibito ad immenso anfiteatro, con una copertura a “pantografo”, cioè in grado di ritirarsi e lasciare gli spettatori a capo scoperto sotto il cielo durante la bella stagione; l’altro destinato a fiere e congressi (all’epoca il buon sindaco Mazzella non avrebbe mai potuto immaginare che si fosse così stolti da perdere irrimediabilmente eventi quali Termalia!) con ampi spazi per gli incontri collettivi ed altri destinati a essere suddivisi in box per accogliervi gli espositori durante le manifestazioni. Infine, c’era il corpo di fabbrica principale: le aule, gli uffici, l’aula magna, la palestra, etc., ma anche le stanze ad uso albergo, la reception, la portineria, le cucine. I ragazzi avrebbero studiato e al contempo fatto pratica all’interno di una struttura concepita per riprodurre fedelmente la realtà di un accorsato albergo. E non solo! Gli studenti provenienti da Stati esteri avrebbero potuto, come in un college, soggiornare nell’istituto dimorando nelle camere adibite a simulazione di albergo. Insomma, il Polifunzionale sarebbe stato una magnifica e geniale fucina di talenti per apprendere e coltivare l’arte in cui ad Ischia siamo ritenuti universalmente bravi: l’ospitalità! I nostri ragazzi, grazie a questo processo di “trasformazione”, avrebbero potuto cambiare la loro prospettiva di vita passando da un futuro da cameriere ad un futuro da manager! E, soprattutto, l’isola sarebbe stata “contaminata” da professionalità e da un acculturamento frutto degli scambi di sapere con l’estero. E invece?… Invece, Niente! Prima uno studio legale ischitano ha attaccato l’Amministrazione dell’epoca, impugnando gli espropri del suolo sul quale sarebbe dovuto nascere l’anfiteatro: il terreno è andato perso e con esso quel magnifico progetto. Poi, un’intera Giunta di una passata Amministrazione, che evidentemente non aveva capito nulla di tutto questo, ha sventrato l’area destinata ai congressi e vi ha trasferito il mercato comunale (con il risultato di uccidere la prospettiva di organizzare meetings internazionali, massacrando al tempo stesso definitivamente le attività mercatali). Infine, venendo ai nostri giorni, l’attuale Amministrazione comunale – alla cui testa c’è un tizio che ha velleità di essere eletto in Parlamento! – ha deciso di occupare anche quella metà dell’edificio, ancora inutilizzata, per impiantarvi comodi uffici pubblici. Alle necessità per il futuro dei ragazzi è stata preferita la praticità di parcheggio per chi deve andare a pagare bollette, versare contributi o discutere pratiche. Già, perché tutto questo genera voti (vedi alla voce “voglio andare in Parlamento”), mentre le esigenze di cultura e crescita intellettuale generano… solo “uomini migliori” ma non elettori fedeli! E allora, caro Raffy: fujtenne! Fujtenne velocemente, scappa, inizia a correre…. Non voltarti indietro e vai! Questa gente non deve permettersi di macinare e schiacciare la tua bella intelligenza e con essa il tuo futuro. Fuggi e… porta con te quanti più compagni puoi.