34/2012
Photo: Romolo Tavani
Text: Silvia Buchner
Più che una passeggiata la potremmo definire un’ascesa, quella che da Panza porta a Montecorvo e poi al campo di fumarole nella località Bocca-Vagnulo, un’ascesa dello spirito insieme a tutti i sensi che accompagnano la salita. Siamo a Forio, nella frazione di Panza, parete ovest dell’Epomeo che qui si presenta davvero maestoso, corrugato da rocce che ne movimentano la pendenza che digrada e si apre verso il basso: nella parte più alta incombono i picchi dei Frassitelli, lungo le sue pendici, invece, la montagna ospita alcuni fra i vigneti più prestigiosi dell’isola d’Ischia. La spianata accoglie la tenuta Piromallo, una bellissima villa del ‘700 circondata da un mare verde curatissimo fatto di vitigni biancolella e forastera; di fronte ad essa la bella cantina di Pietratorcia, una delle prime che ha creduto nella possibilità di recuperare vigneti abbandonati per dare nuovamente vita ad una produzione vinicola ischitana di grande qualità; più in alto si incontra la tenuta Giardini Arimei che ingloba al suo interno uno dei più imponenti blocchi di tufo franati dall’Epomeo, la pietra Brox, scavata all’interno per ricavarvi un’abitazione ed una cantina risalente al XVI sec. Ma lungo tutta la salita si costeggiano piccoli o piccolissimi poderi che sono un vero compendio della terra ischitana: in un fazzoletto terrazzato si trova tutto, dal pergolato di bouganvillee alle rose che fanno da bordura con il rosmarino al curatissimo orto, agli agrumi all’albero di dolcissimi fichi e naturalmente un po’ di viti, perché tutti qui tengono a farsi il vino da sé. Va anche detto che fanno da contraltare ai vigneti ripristinati più di un’antica abitazione – alcune vere e proprie case padronali realizzate nella bellissima architettura tradizionale che caratterizzava l’isola un tempo – ormai abbandonate e addirittura ridotte a mozziconi di mura che testimoniano di un’epoca in cui quassù davvero ogni metro era presidiato e messo a frutto. Un po’ più in alto si incontra, poi, la Vigna dell’Encadde, la suggestiva proprietà del capitano Antonio “Floro” D’Abundo, che si protende a metà costa, fra le fumarole che sono la destinazione finale e la vallata che si apre sotto di noi: il padrone di casa ci ha guidato alla scoperta del suo specialissimo vigneto con una disponibilità unica. Dopo aver navigato per anni, egli ha deciso di ricercare e piantare nella terra acquistata da suo nonno – e fornita anch’essa di una piccola cantina con palmento che risale almeno al 1792 come ricorda la data incisa – tutti i vitigni giunti nei secoli nell’isola d’Ischia, con i loro nomi suggestivi, ariglione, lentischio, catranesca, suricella, cannamela. Li raccoglie presso altri contadini, parlando con loro e studiando documentazioni antiche e li alleva limitando al massimo l’uso di sostanze chimiche, a parte gli indispensabili verderame e zolfo. Qui si può visitare il Museo (un museo all’aperto, con le radici ben piantate nel suolo) delle viti autoctone dell’isola d’Ischia: prima ancora che produrre un ottimo vino è evidente il suo obiettivo di preservare l’identità di questa terra che ama. Da quello sperone di roccia l’orizzonte che a ovest si prepara al tramonto appare diverso, il panorama ai nostri piedi – dal monte di Panza alla Cima al bosco fitto di Campotese fino a punta Imperatore che si protende verso il mare delimitando la rada di Citara – si abbraccia con uno sguardo che poi, però, si perde a cercare tutti gli infiniti dettagli, da quassù si comprende bene perché ci sono persone in quest’isola che non riescono a staccarsi dal contatto diretto, profondo, anche fisico con la terra, non a caso il pomeriggio della nostra visita fra amici si preparava un ottimo coniglio all’ischitana, cucinato nella pentola di coccio, per festeggiare il compleanno del capitano D’Abundo. L’ascesa fino alle fumarole – una volta lasciata la strada asfaltata – si snoda attraverso tortuosi sentierini che salgono e salgono, tagliando terrazzamenti dove oggi crescono solo querce, qualche olivo, mirti e la salsapariglia con le sue foglie cuoriformi ricopre i brandelli di parracine con un manto verde anche sotto il sole che non dà tregua, facendo seccare qualsiasi altra vegetazione. Nascoste fra le fronde degli olivi, assordanti, ipnotiche, le cicale ci accompagnano per tutto il cammino: ecco tutti i sensi sono presi da questo luogo che ci accoglie con una bellezza essenziale, quasi austera, in cui i colori sono pochi, ma dove dal frinire degli insetti alla luce abbagliante, all’erba totalmente secca che scrocchia sotto i piedi, alle rocce verso cui camminiamo tutto è in una grande armonia e sentirsene parte dà una grande serenità. Eppure, solo fino a pochi mesi fa questo itinerario davvero suggestivo era precluso: infatti, è esclusivamente grazie al lavoro davvero impegnativo compiuto da un gruppo di volontari dell’Associazione Pro Loco Panza che adesso il sentiero è percorribile fino alle fumarole. Nell’ultimo tratto, in particolare, hanno liberato dai rovi e dall’invasione della vegetazione 150 alti gradini in pietra, ripristinando quelli che erano andati distrutti, che ci portano alla nostra meta: il campo di fumarole di Montecorvo e Rione Bocca-Vagnulo. E’ il più esteso e attivo dell’isola, occupa infatti una superficie di 1 chilometro quadrato: le fumarole sono, come le acque termali di cui Ischia è ricchissima, quello che i geologi chiamano manifestazioni secondarie del vulcanesimo. E se, infatti, da molte centinaia di anni non si sono più verificate eruzioni, l’origine vulcanica dell’isola è testimoniata da questi fenomeni, ambedue collegati alla presenza nelle profondità del suo sottosuolo di magmi incandescenti. Nel caso delle fumarole, avviene che nel sottosuolo la dislocazione delle rocce favorisca la circolazione di fluidi che si chiamano idrotermali, cioè composti da acqua (derivata in questo caso dalla pioggia) che vengono in contatto con masse magmatiche sotterranee molto calde e ricche di gas, per cui si riscaldano raggiungendo temperature anche molto superiori ai 100°: si formano, quindi, emissioni gassose composte al 99% da vapore acqueo che risalgono in superficie attraverso dei passaggi nella roccia. In genere, le fumarole, che si incontrano anche in altre zone dell’isola, si manifestano quando i vapori trovano una via di uscita attraverso le grandi faglie, cioè le fratture, che delimitano i punti in cui il monte Epomeo si è sollevato. Al rione Bocca e in genere sul versante occidentale della montagna l’attività delle fumarole si esplica in prossimità di grandi blocchi di tufo verde: infatti i vapori escono da condotti posti alla base di essi, da fratture o nei punti di contatto fra i blocchi e il detrito che costituisce il suolo in questa zona. Questo campo fumarolico per la temperatura raggiunta, la natura delle rocce attraversate dai fluidi e per la composizione e concentrazione dei fluidi idrotermali si caratterizza per un processo di alterazione che subiscono le rocce che vengono in contatto con i fluidi stessi, mutando chimicamente e trasformandosi in nuove associazioni di minerali, per cui in alcune aree vicine a quelle del nostro itinerario (Cimmento Rosso e Donna Rachele) esse – per lo più tufo verde, detriti e lave – assumono un colore rossastro. Curate di raggiungere l’agognata meta verso il tramonto, mano amano che il sole attenua la sua luminosità emergeranno sull’orizzonte il capo Circeo, le isole di Ponza, Ventotene, Zannone, mentre la costa ischitana la si abbraccia dalla punta della chiesa del Soccorso fino al monte di Panza; accanto a voi la roccia resa rosata dal tramonto continua a sbuffare emettendo un vapore caldo-umido da un fessura orizzontale alla sua base, muschi, felci del tipo capelvenere e il ciperus polystachius crescono fiorenti grazie al microclima eccezionale creato da questo che veramente sembra il fiato della terra. Affascinante ed inquietante nel suo ripetersi inalterato da millenni, ci fa sentire parte di un organismo molto più grande e stabile di noi, il che è quasi rassicurante. L’escursione a Montecorvo ed alle fumarole della località Bocca è stata realizzata grazie alla preziosa guida di Assunta Calise, guida escursionistica professionista che organizza passeggiate nelle località più belle dell’isola d’Ischia. Info: 329 53 55 723