n.06/2005
Photo: Barbara Mussi
Text: Barbara Mussi
I capodogli (Physeter macrocephalus Linnaeus, 1758) sono mammiferi marini appartenenti al sott´ordine degli Odontoceti, cetacei con i denti; i maschi raggiungono di solito i 18 m, le femmine sono più piccole, circa 11 m. Vivono almeno fino a 70 anni. Nell´immaginario di tutti il capodoglio è Moby Dick, il mostro albino di Herman Melville che è cacciato dal capitano Achab in tutti gli oceani del mondo e finisce per distruggere il Pequod, la baleniera che lo attacca, con tutto il suo equipaggio. Ancora oggi, dopo che i capodogli sono stati sterminati in tutti i mari del globo dall´industria baleniera, ci è difficile non ricordare le pagine di Melville che descrivono la furia distruttrice di questa portentosa bestia degli abissi, e quindi associare a questo gigante del mare un´aggressività fuori dal comune. Ricordo che, al mio primo incontro in mare, Jonathan Gordon, uno dei massimi esperti viventi di capodogli, descrisse minuziosamente all´equipaggio le tecniche di avvicinamento all´animale: mai frontalmente, mai lateralmente, sempre alle spalle e molto lentamente.
Perché il capodoglio ha una testa enorme, così grande da impedire la vista frontale, e gli occhi, posti lateralmente, possono solo spaziare sui fianchi e all´indietro: un avvicinamento lento alle spalle del cetaceo permette a questo di valutare le nostre dimensioni e la velocità, al contrario, accostandosi frontalmente, il capodoglio non ci vede e si spaventa. Ma cosa può fare un capodoglio spaventato? Semplicemente affondare in pochi minuti, con testate e colpi di coda, un´imbarcazione di 20 metri. I resoconti della baleneria abbondano di descrizioni delle “ribellioni” dei capodogli: mentre le altre specie cacciate, come la balena franca e le balenottere, si sono sempre limitate a cercare di scappare il più lontano possibile dagli arpioni, i capodogli hanno reagito con violenza, in special modo opponendosi agli attacchi contro i loro piccoli. Nelle acque di Ischia, la presenza dei capodogli è documentata storicamente fin dal 1700 attraverso gli spiaggiamenti di esemplari morti, tuttavia la testimonianza più viva è rappresentata dai racconti dei pescatori che narrano i loro incontri con questo misterioso cetaceo. Ancora una volta si legge nelle narrazioni un senso di timore reverenziale e mistico, che si manifesta al solo rumore del respiro dell´animale.
Il capodoglio si ciba prevalentemente (ma non esclusivamente) di cefalopodi (totani e calamari); per raggiungere grandi quantità di calamari e per ´distanziarè gli eventuali competitori, i capodogli sono tra i mammiferi marini che si immergono più a fondo (3000 m) e più a lungo (1 ora e 30 minuti). Anche quest´aspetto contribuisce a creare un alone di mistero intorno all´animale: riuscite ad immaginare l´ambiente sottomarino a 3000 metri di profondità? E la forza della pressione? Infine aggiungiamo che il capodoglio, tra le sue prede, si ciba del calamaro gigante (Architeutis sp.) un mollusco che può misurare oltre i venti metri! Nessuno ha mai documentato dal vivo questa lotta abissale, ma esistono innumerevoli dipinti e stampe che cercano di rappresentare questo spettacolo selvaggio della natura che alimenta le fantasie più recondite dei naturalisti e degli appassionati. E così immaginiamo il nostro pescatore ischitano che se ne esce con il piccolo gozzo all´imbrunire, per andare a pesca di totani; è appena arrivato al suo punto preferito, il buio è ormai completo e la piccola barca è circondata dal silenzio delle onde del mare…e nell´ assenza di rumori, improvviso, il soffio del leviatano! Magari è una stenella, o un grampo (anche loro estimatori di totani), ma l´oscurità non permette di scorgere che un profilo indefinito, i suoni si amplificano e il respiro di un delfino non è poi così lontano dal fiato del capodoglio. Io ringrazio la natura che ci permette ancora di misurarci con forze superiori alle nostre e spezza questa catena antropocentrica che permea tutta la nostra vita sociale: il piccolo uomo sulla piccola barca di fronte al gigante dei mari! Quest´estate, una femmina di capodoglio, forse seguita troppo da vicino e spaventata dall´imbarcazione, ha eseguito una repentina inversione di rotta e ci ha puntati: l´immensa testa in superficie, come un enorme pallone soffiante diretta sul nostro mascone di prua, velocissima.
C´è tutto il tempo di pensare agli insegnamenti del Prof. Gordon, di ricordare Melville, di immaginare l´impatto sulle tavole di fasciame mentre l´adrenalina scorre rapida ed ecco che l´enorme testa d´ariete si innalza per l´ultima volta fuori dalla superficie e poi si immerge, lì, proprio ad un passo da noi e…ci passa sotto. Eppure tutti i mostri contengono anche dolcezza e tenerezza e i nostri capodogli la manifestano interamente nei loro gruppi sociali, le famiglie dei leviatani. Osservandoli in superficie possono sembrare dei pezzi di legno inanimati, ma sott´acqua si rivelano come animali straordinariamente flessibili, tattili e teneri, che esprimono serenità e gentilezza anche trasportando un cucciolo all´interno dell´enorme bocca dentata. All´interno dei gruppi sociali le relazioni tra gli individui sono stabili, la prole viene allevata per lunghi anni e si raggiungono alti livelli di cooperazione per l´educazione dei piccoli. Le femmine rimangono nel gruppo di nascita per tutta la vita; i maschi, invece, raggiunta la ´maggiore età´ (tra i 15 e 21 anni) si allontanano dalle madri per formare branchi di ´scapolì. I grandi maschi anziani sono spesso solitari e si aggregano ai gruppi riproduttivi solo durante la stagione dell´accoppiamento.
Nelle acque di Ischia la presenza di gruppi sociali è stata monitorata attraverso gli anni: dal 2002 al 2005. Gli animali sono rimasti nell´area per periodi lunghi fino a 30 giorni, preferendo acque tra i 500 e gli 800 m, nella parte più profonda del canyon di Cuma. La presenza di gruppi riproduttivi nelle acque di Ischia rappresenta la prima evidenza di attività riproduttiva nel mar Tirreno ed insieme la speranza per la ripresa delle specie nelle acque del Mediterraneo, dove i capodogli sono rimasti solo poche centinaia di individui.