CHE RUOLO GIOCANO I PESCATORI NELLA SALVAGUARDIA DEL NOSTRO MARE? PREDONI O SENTINELLE SULLA PRIMA LINEA DELLA TUTELA? UNA COSA E’ CERTA: SE IL MARE SI SVUOTA I PRIMI DANNEGGIATI SONO LORO.
L’alieutica, ovvero la pesca, vista in tutte le sue componenti è, di tutte le arti e mestieri, quello che più strettamente ha un legame complesso con la gestione di un’area marina protetta ed ha un fortissimo rapporto con la nascita del Regno di Nettuno. E, in effetti, il “mondo” della pesca, quando prese corpo il progetto dell’AMP, subito si spaccò sull’ipotesi di istituzione, con i pescatori ischitani decisamente a favore e quelli procidani decisamente contro: parliamone, giusto per capire quale rapporto vi sia tra il Regno ed i suoi più veri sudditi, i pescatori professionali. La cui sorte è quella più intimamente legata alla vita dell’AMP.
La Pesca
La pesca è… come la pasta, che con un’unica parola riunisce spaghetti, tortiglioni e lasagne,
cannelloni e quadrucci, stelline e tagliatelle, conditi dal ragù napoletano al brodo di pollo. E può essere industriale, a strascico, a circuizione, oppure piccola pesca, con nasse, tramagli, impostate, tonnarelle… una decina di “mestieri” diversi con barche di tutti i tipi e stazze.Parlarne non è facile; i pescatori sono oggetto di giudizi che spesso partono dalla non conoscenza di questo mondo importantissimo, oppure – peggio – da un’ideologia protezionistica che vive di sentito dire. E sono in molti, opinionisti o semplici appassionati di mare, che si sentono “abilitati” a rilasciare pareri, giudizi e spesso sentenze rispetto alla pesca ed ai pescatori. D’altra parte, la pesca professionale, nelle AMP, è considerata un pilastro della gestione. È coccolata, protetta e valorizzata, nonostante molti
pensino sia una attività distruttiva e di rapina: perché? Perché il decreto istitutivo ed il regolamento dell’AMP danno alla pesca professionale un posto decisamente privilegiato, mettendo come scopo dell’AMP “lo sviluppo di attività economiche tradizionali legate al mare”?
Il Regno e la Pesca
L’Area Marina Protetta non è un acquario, un parco giochi o un’agenzia turistica. Lo scopo di una AMP è proteggere la biodiversità del mare, studiarlo e diffonderne la conoscenza, armonizzando questa priorità con la vita, gli usi, l’economia di chi ci vive. Chiara-mente se ci sono delle attività che contrastano con questa missione il compito dell’AMP è di limitarle, o vietarle, ma sempre creando le opportunità per nuova economia che migliori la condizione generale del territorio. L’AMP non deve e non può essere un danno per le persone che vivono la propria vita al suo interno, per il semplice motivo che se così fosse nessuna forza di polizia e di sorveglianza potrebbe mai assicurarne la sopravvivenza. Deve quindi essere condivisa, le forze economiche e gli operatori devono essere convinti della sua utilità, e del guadagno che arriva loro, in termini appunto strettamente economici e di vivibilità.
Ora, delle attività che si svolgono in mare, sopra o sotto la sua superficie, quasi tutte godono di esso come ambiente estetico o lo usano. La navigazione, commerciale e di linea, lo vede come mezzo per i loro traffici; gli usi turistici come il diporto nautico, la balneazione, la subacquea sportiva, vivono del godimento della sua bellezza paesaggistica e naturalistica. E possono essere avvantaggiate da un ambiente in buona salute, ma possono essere anche del tutto indifferenti alla salvaguardia della biodiversità.
Ma la pesca no. I pescatori, i “predoni del mare” per alcuni, o pittoresche e romantiche figure, per altri, sono gli unici operatori che condividono pienamente gli scopi ed il destino del Regno di Nettuno. Il pescatore professionista infatti assomma in sé alcuni degli elementi essenziali della “mission” dell’AMP. È portatore di conoscenza, nessuno come il pescatore conosce l’ambiente marino. Il suo destino di tutti i giorni è intimamente legato alla sapienza materiale delle migrazioni, delle zone di pascolo o caccia, delle stagioni, dei cambiamenti che luce, luna o tempo inducono nel comportamento di pesci, crostacei e molluschi: è capace di interpretare i segni della natura e del cielo. È portatore della cultura e del rispetto del mare: lavoro duro senza sconti, freddo, bagnato e sporco, da fare tutti i giorni, se si vuole campare, insegnato dal padre al
figlio. Ed infine, ma prima di tutto, è l’unico operatore che ha un assoluto e vitale bisogno di un mare in buona salute: è l’unico che non “vive il mare”, ma “vive del mare”, non frequenta le bellezze del mare, ma ne
fa il proprio sostentamento diretto, oltre a riempire i nostri piatti di linguine e di zuppe di pesce.
Ma… perché all’inizio dell’AMP vi fu una spaccatura tra ischitani e procidani? Non per una differenza culturale, ma pratica. La flotta ischitana, forte di oltre ottanta famiglie/barche, vive di piccola pesca artigianale con gli attrezzi da posta. Quella procidana, invece, è soprattutto pesca industriale, strascico o grande circuizione (cianciolo). E c’è una differenza sostanziale tra le due: gli attrezzi da posta, come dice la parola, non si muovono, sono sostanzialmente delle trappole di rete, tra le cui maglie restano impigliati i pesci che le incontrano. Quelli troppo piccoli, ancora immaturi passano tra le maglie e quelli di notevoli dimensioni, i grandi riproduttori, vedono la rete e fuggono. Questa
si chiama selettività degli attrezzi. Lo strascico, il cianciolo invece sono strumenti attivi, che vanno a caccia del pesce e raccolgono tutto quello che incontrano. I grandi riproduttori non possono sfuggire, e quando uno di questi attrezzi trova un banco di grandi pesci lo cattura tutto, senza eccezioni. Questi tipi di pesca nell’Area Marina protetta sono proibiti, oppure hanno forti limitazioni… da qui la contrarietà dei procidani e la forte partecipazione al processo di istituzione dell’AMP da parte dei pescatori ischitani. Perché tutti credono an-
cora nel loro mestiere nonostante le delusioni della politica, come il fallimento del GAC (Gruppo di Azione Costiera), programma dell’Unione Europea per lo sviluppo delle attività della piccola pesca, fallito per l’incapacità degli amministratori locali. Così, ancora una volta i “rapinatori del mare” sono stati rapinati delle loro speranze. Perché
questa gente è abituata ad un lavoro duro, bagnato e sporco, ed a fare un patto con una stretta di mano, la legge del mare. Ma non si danno per vinti, il mare è sempre lì, e loro sul mare. Gli unici che sanno chi sia Nettuno e che, rinnovando il loro patto possono aiutarci a conoscere, amare e rispettare il suo Regno.
*Già direttore dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno ed esperto di pesca
Il pescatore è l’unico operatore che ha un assoluto e vitale bisogno di un mare in buona salute, perché non “vive il mare”, ma “vive del mare”, ne fa il proprio sostentamento diretto.
Lo strascico, il cianciolo sono strumenti attivi, vanno a caccia del pesce e raccolgono tutto ciò che incontrano. I grandi riproduttori non possono sfuggire, e quando uno di questi attrezzi trova un banco di grandi pesci lo cattura tutto, senza eccezioni.
text_Riccardo M. Strada* | photo_archivio Ischiacity