Saturday, September 7, 2024

NICOLAS WINDING REFN DEMONIO AL NEON

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PREMIATO AL GLOBAL FILM & MUSIC FEST DI ISCHIA, IL REGISTA DANESE SI AFFERMA PER LA SUA CAPACITÀ DI ESSERE INSIEME SPORCO E RAFFINATO, IMPULSIVO E RIGOROSO. E NATURALMENTE ANCHE CANNES LO VUOLE…

La violenza più sferzante non si annida mai nelle immagini violente. Sta nascosta di fianco, alle spalle, comunque da un’altra parte. Poi, improvvisamente, la vedi. Dopo aver sibilato fulminea, ti lascia letteralmente senza fiato. L’eccesso e la violenza sono due caratteristiche del cinema di Nicolas Winding Refn, il cineasta danese, nato nel 1970 a Copenaghen, premiato lo scorso luglio a Ischia Global Film & Music Fest come “regista europeo dell’anno” e di nuovo alla ribalta con il suo ultimo film “The Neon Demon” – mentre andiamo in stampa in gara per la Palma d’Oro al Festival di Cannes.

Quello di Nicolas Winding Refn è uno degli sguardi più freschi e inventivi della generazione di registi europei che si sta affermando nel panorama cinematografico internazionale. Il suo nome, sconosciuto ai più per molti anni, ha iniziato a diffondersi a macchia d’olio dopo il trionfo di “Drive” al Festival di Cannes 2011, quando l’interesse nei confronti di questo talentuoso cineasta danese è letteralmente deflagrato.

Per Winding Refn l’arte è un atto di violenza, penetrare la mente umana e generare un’emozione attraverso un linguaggio individuale. Chi non lo conosce personalmente, aspetta di trovarsi di fronte un tiranno ombroso ed eccessivo. E invece, durante il Global Fest nei saloni dell’Albergo della Regina Isabella, si aggirava un giovanotto più simile a un nerd educato e un po’ stravagante che a un demiurgo di peregrinazioni infernali. Incontra la stampa in accappatoio. «Ero in spiaggia  – confessa candidamente – testimonio così il mio amore per Ischia».

Affascinato dall’estetica degli anni ‘80, Nicolas Winding Refn sa essere sporco e raffinato insieme, duro ed empatico, impulsivo e rigoroso. Un autore di fiabe fuori dal tempo, in cui le ambientazioni si trasfigurano in non-luoghi lontani e irraggiungibili, regni oscuri nei quali lo spettatore è trascinato in un sogno. O in un incubo. Come il suo nuovo film portato sulla Croisette, che Thierry Fremaux, direttore di Cannes, ha già definito “un horror cannibalico ambientato nel mondo delle top model”. Un progetto di cui aveva iniziato a parlare proprio a Ischia, girato nell’inferno tentacolare di Los Angeles, con un cast quasi tutto al femminile che comprende Elle Fanning, Jena Malone, Abbey Lee e, in un piccolo ruolo, Keanu Reeves. Equamente diviso tra romanticismo e carneficina, “The Neon Demon” spaccherà l’audience internazionale come conviene a ogni enfant prodige dotato di surplus visionario. La bellezza come veleno, il culto dell’esteriorità elevato a patologia sociale, il delirio di onnipotenza travolto da un destino mortifero e grottesco.

E il futuro del cinema? Winding Refn non ha dubbi: «Non è mai scomparsa alcuna forma d’arte, quindi non capiterà nemmeno al cinema. Adoro la tecnologia, gli smartphone, ogni strumento che amplia la possibilità di vedere un film. Cambierà solo il modo di vederlo. Di fronte a una nuova sceneggiatura, continuerò a sentirmi come davanti a un muro bianco. Quando capirò cosa posso trovarci di eccitante, o di pericoloso, vuol dire che è una storia degna di essere raccontata».