Thursday, November 21, 2024

PAPA FRANCESCO E ISABELLA: STORIA DI UN ABBRACCIO SPECIALE.

 

UN BACIO E UNA CAREZZA. ISABELLA SOCCHIUDE GLI OCCHI E SORRIDE. PAPA FRANCESCO LE POGGIA LA MANO SINISTRA SUL CAPO. ATTIMI INTENSI CHE DURANO QUASI UN’ETERNITÀ. IL PAPÀ ENRICO MURATORI: «INDIMENTICABILE».

16 marzo 2016, piazza San Pietro, Roma. Ischia partecipa all’udienza di Bergoglio, attraversando la Porta Santa della Basilica di San Pietro: preghiere ed emozioni, il carisma del pontefice pervade la piazza, le sue parole toccano il cuore dei fedeli. Settecento, arrivati dall’isola, dodici autobus gremiti per l’appuntamento con il Papa. Lei, Isabella, ha dieci anni. A settembre farà la prima comunione. Ha la sindrome di Down. «E’ stato un giorno indimenticabile, per entrambi» racconta, riannodando il filo dei ricordi, papà Enrico Muratori, apprezzato ristoratore ischitano. «Siamo andati a Roma su invito di don Carlo Candido. Ma mica era così scontato che Isabella potesse abbracciare il Papa?! Eravamo quasi sotto il palco, lei aveva bisogno di andare in bagno. E allora restiamo un attimo fermi, mentre tutti si avviano verso il Pontefice. A quel punto, parte la Papa-mobile. Si ferma proprio davanti a noi, coincidenza fortunata. Ma ci sono le transenne, naturalmente. Chiedo ad alcuni inservienti di prenderla e di affidarla all’abbraccio di Bergoglio. Il resto è un’emozione indescrivibile, che auguro a tutti». Un’emozione immortalata dai fotografi dell’Osservatore Romano: foto bellissime, che rendono immortale quell’incontro. Il Papa e la bambina, un abbraccio vero. «Forse ancora non ne comprende appieno l’importanza, ma Isabella ha cambiato la sua espressione quando il Papa l’ha baciata. Si è abbandonata, credetemi. Un senso di estasi». Potrebbe finire qui, il racconto di una giornata memorabile e di un gesto d’affetto senza filtri, marchio di fabbrica del Papa buono. Ma c’è dell’altro. C’è la storia di Isabella e papà Enrico, orgogliosamente al suo fianco, sempre. «Quando nasce una bambina con la sindrome di Down – racconta – è soprattutto l’ignoranza, intesa nella vera accezione del termine, a fare paura, a trasmettere un senso di negatività. Io e mia moglie Donata sapevamo poco di questo mondo parallelo, non avevamo idea di cosa significasse. Ecco, poi inizi a vedere con i suoi occhi e ti accorgi che le cose che contano, come per i normodotati, sono la salute e la felicità. E ti viene naturale il desiderio di portare avanti una battaglia per i suoi diritti, per la sua autonomia personale. Ai genitori che sentono il mondo crollare addosso alla notizia di un figlio Down dico semplicemente di imparare ad osservare la quotidianità con occhi differenti, scoprendo un nuovo mondo. Ugualmente bello». Enrico e Donata hanno anche un altro figlio, Leonardo, 16 anni. «E’ già un uomo, perché certe cose ti fanno crescere. E’ un ragazzo intelligente e sensibile. Le sarà sempre accanto». Questa è una storia di sorrisi e ottimismo, di speranza e fede («Sono stato per anni lontano dalla Chiesa – confessa Enrico – ma negli ultimi sei mesi, tra un viaggio a Medjugorie e l’incontro con il Papa, è cambiato qualcosa»). E’ una storia di famiglia: tutti insieme, con Isabella. La bambina frequenta la quarta elementare («Bisogna lottare spesso anche con la burocrazia, tra insegnanti di sostegno che vanno e vengono»), vive a Napoli, «Perché la città può aprirti, offrendoti situazioni differenti. Da due anni abbiamo deciso così, per me vuol dire qualche sacrificio in più, ma per Isabella è un’occasione di crescita al di fuori di una realtà ovattata, come quella dell’isola. Credo occorrano le due esperienze, perché cresca la sua autonomia. Un domani tornerà a Ischia, che le manca». E un domani chissà che Isabella non possa ritrovare l’abbraccio intenso con Papa Francesco. «E’ un Papa di carisma, attento alle persone bisognose e in particolare ai bambini disabili. Molto spirituale: quel che serve per un mondo spaesato dalla perdita di valori, dalla crisi. Francesco non cerca compromessi e mediazioni: va avanti per la sua strada». Meglio ancora se trova, sulla sua strada, gli occhi spontanei di Isabella che tendono a socchiudersi, il suo sorriso educato. Tu chiamale, se vuoi, emozioni.

Text_ Pasquale Raicaldo

Photo_ Famiglia Muratori