32/2012
Text:Riccardo Sepe Visconti Photo: Ischiacity
Un pomeriggio di inizio dicembre, Ospedale Anna Rizzoli, reparto di Medicina, stanza 3. Il giorno prima avevo incontrato per strada il capobarman del Regina Isabella, Giuseppe Mele: “Galano non sta bene, è ricoverato, pare gli resti poco…”. Ho imparato dalla vita quanto sia importante salutare gli amici; da giovane non lo capivo ma quando stai per andartene via – per sempre – è bello che gli amici, le persone che hanno considerazione di te, chi pensa che per un motivo o per l’altro tu sia stato significativo nella sua esistenza… è bello che te lo dica, che te lo faccia sentire, anche in silenzio. Basta uno sguardo. Non di pietà, o di addio, uno sguardo che ti dica “grazie per esserti incrociato con la mia vita”. A cinquant’anni ho dato l’addio ad un bel po’ di persone, molte di queste mi erano care, alcune poi, oltre che per me stesso, avevano un valore oggettivo: non erano importanti solo per la vita di chi gli stava vicino, erano importanti in assoluto. E sapete perché? Perché erano dei Maestri! Coloro che con la sola esistenza sono un esempio per gli altri. Esistono Maestri di Pensiero, Maestri di Etica, Maestri di Bontà, Maestri di Audacia, Maestri di Pazienza, Maestri di Creatività, Maestri di Dolcezza… Franco Galano è stato un Maestro di Garbata Accoglienza, sì, di tutti lui è stato il migliore! Era per questo motivo che quella sera percorrevo il corridoio del reparto di Medicina del Rizzoli: desideravo salutare un Maestro di Garbo e di Accoglienza, roba che nel mondo si va perdendo, roba che ad Ischia è persa da tempo. Non lo dico con rabbia e neppure con tristezza, lo dico da cronista: uno che osserva e racconta. Ed ho osservato Franco Galano, ho avuto il privilegio di conoscerlo, oggi lo racconto. Raccontare di Franco è raccontare di un Mondo, quello delle buone maniere, della premurosità, della ricchezza. Bisogna essere ricchi dentro per essere generosi: detesto gli avidi ed i tirchi. Franco Galano è stato molto generoso nell’accogliere migliaia di ospiti che in lui hanno trovato il mediatore ideale: colui che ha il compito di rendere perfetto, piacevole, armonico, l’incontro tra un individuo ed il luogo che l’accoglie. Ma per comprendere Franco Galano è necessario capire il suo mondo, dove lavorava e, soprattutto, le persone alle quali rivolgeva le sue attenzioni. Quel mondo si chiama Albergo cinque stelle lusso, un luogo dal profumo di legno lucidato con la cera, fatto di ottoni luccicanti, vecchie e nobili maioliche dipinte a mano, ambienti con poltroncine anni ‘60, eleganti banconi demodé dove gli ospiti amano appoggiarsi per sorseggiare un robusto bourbon o una coppa di champagne servita con soave discrezione in una coppa di cristallo appoggiata su una salvietta di lino grezzo con le iniziali dell’albergo ricamate; un albergo dove al lunch il pianoforte a coda accompagna, sussurrando vellutate armonie, il goloso sbocconcellare degli ospiti giunti in quel luogo dall’intero globo, mentre sulle melodie del maestro di musica ‘balla’ senza posa, perfettamente composto nei dinner apprettati, un esercito di camerieri di sala che in silenzio, premurosi, porgono ai tavoli i piatti con le divine pietanze. L’albergo a cinque stelle lusso è tutto questo, ed il cuore pulsante di un tale, sofisticato e al tempo stesso delicatissimo sistema è il Concierge; è presso la sua postazione che i clienti si rivolgono per qualsiasi informazione, consiglio, richiesta, necessità, desiderio. Il Concierge rappresenta il volto, la voce e, dunque, l’efficienza, dell’intera struttura ricettiva. E’ per questo – insisto – che per capire chi è stato Franco Galano bisogna capire cos’è il Regina Isabella, l’ultimo (ma anche il primo, ad Ischia!) dei grandi e nostalgici miti dell’ospitalità. Questo Albergo, voluto dal ricchissimo e potente imprenditore milanese Angelo Rizzoli, fu costruito nella metà degli anni ’50. In realtà, tutto il paesino di Lacco Ameno fu totalmente trasformato per essere una spettacolare cornice dell’albergo: pensate, un intero paese per un Albergo! Forse un caso unico nella storia del turismo. Rizzoli sapeva ciò che voleva e, soprattutto, sapeva come costruire una fortuna. Negli anni il Regina Isabella ha cambiato diversi padroni e, tuttavia, è rimasto sempre assolutamente fedele alla sua prima impostazione: proprietari e direttori hanno subito il fascino delle mura e delle atmosfere in esse racchiuse e non hanno mai provato a voler dettare una filosofia dell’accoglienza diversa da quella indissolubilmente modellata, mattone su mattone, dal suo fondatore. L’Albergo della Regina Isabella mantiene negli anni sempre assolutamente intatto il fascino di un tempo. Sarà forse per questa profondissima e al tempo stesso eterea alchimia che gli eventi che vi si celebrano, anche quelli di portata mondiale, qual è certamente l’Ischia Global Film & Music Fest, assumono un fascino speciale, non tanto per l’importanza degli ospiti quanto per la sacralità del luogo. E’ come se qualsiasi cosa vi accada, si adegui naturalmente ad uno stile di vita e ad un modo di essere che regola ogni gesto che si compie in quello spazio. Ecco, allora, spiegata la centrale importanza di un uomo come Franco Galano: elegantissimo, sorridente, perfettamente composto nel suo ruolo di gran cerimoniere, l’uomo delle soluzioni. ——————————————– QUESTO LAVORO MI HA RESO FELICE text_Lucia Elena Vuoso L’anima del Regina Isabella è lì, appena varcato l’ingresso: la portineria. Il cuore pulsante del cinque stelle è lui: il concierge. E Franco Galano ha saputo calzare a pennello il ruolo così importante e delicato di chef concierge, il capo, l’ambasciatore, lo spirito dell’hotel. Sempre impeccabile nel suo abito scuro di sartoria, la spilla con le due chiavi d’oro incrociate bene in vista sul bavero della giacca, abbronzato, curato nell’aspetto, dai capelli alla manicure. Un sorriso che elargiva con generosità, e lo accompagnava sempre poiché parte del suo modo d’essere, oltre che della sua professionalità, una serenità nei modi di fare, nel tono di voce suadente, nel tocco di classe con cui seguiva chiunque dal check-in fino alla partenza, che infondeva negli ospiti tranquillità e sicurezza. “No problem” era il motto di Franco, che non si tirava indietro di fronte a nessuna richiesta, neppure la più assurda ed improponibile, riuscendo con una semplice telefonata a risolvere anche le situazioni più complicate. “Durante lo sciopero di 40 giorni dell’Alitalia nel ’78 (all’epoca non esistevano né internet, né cellulari) – racconta Giancarlo Carriero, proprietario dell’Albergo della Regina Isabella – trovò un volo per un cliente tedesco che doveva urgentemente rientrare, riuscendo laddove le migliori agenzie di viaggio isolane avevano fallito. Certo, fece scalo in Grecia ed in Francia prima di arrivare a destinazione, ma il cliente fu eternamente grato a Franco”. Spesso non doveva neanche pronunciarle quelle due parole: cresciuto alla scuola di Angelo Rizzoli, l’imprenditore milanese che ha portato a Ischia l’ospitalità di lusso creando l’Albergo della Regina Isabella, Galano aveva fatto propri gli insegnamenti di ospitalità e cortesia. Sapeva intuire con uno sguardo di cosa c’era bisogno e lo tirava fuori all’istante dalle proprie tasche o dai cassetti in cui teneva di tutto: cravatte e papillon, giacche, ago e filo, pinzette per le sopracciglia, sigarette, pasticche per la gola, ma anche il giusto numero di telefono, riportato nelle sue preziosissime agendine. Aveva imparato le lingue Franco, per mettere a loro agio gli ospiti e parlava fluentemente inglese, francese, tedesco, spagnolo e, all’età di 68 anni, aveva cominciato persino a prendere lezioni di russo. In 52 anni di carriera ha imparato a destreggiarsi con eleganza anche nelle situazioni più inverosimili, come ricorda Michelangelo Precisano, che è stato prima direttore del San Montano, quindi del Regina Isabella: “Lavorava presso l’albergo come giardiniere un omone grande e grosso, barba lunga, occhi a palla, un cappellaccio di paglia e modi di fare un po’ rudi. Un giorno uno stilista di fama internazionale, molto sensibile ed emotivamente fragile, era in terrazza a prendere il sole, indossando esclusivamente un improbabile mini slippino bianco. Complice la tranquillità del luogo e la stanchezza accumulata, lo stilista si addormentò, ma al risveglio scorse il giardiniere tra le siepi che lo fissava. Corse nella hall, terrorizzato, cercando di coprirsi con un piccolo asciugamano, urlando supplice l’aiuto di Franco che, con molta pazienza, riuscì a calmarlo ed a convincerlo di non aver visto un ‘mostro’! C’è stata una volta, poi, in cui ce la siamo vista proprio brutta: era ospite presso l’hotel un’anziana Duchessa, che “non ci stava tanto con la testa”. Questa signora, ricchissima e molto distinta, aveva un commissioniere bassino, che l’accompagnava ovunque andasse, dentro e fuori l’albergo. Capitò che si arrestasse l’ascensore proprio mentre i due erano all’interno e Franco, dalla sua postazione in portineria, udì gli schiamazzi della Duchessa che inveiva contro il suo domestico e, allo stesso tempo, lo picchiava col grosso pomello d’avorio del bastone, convinta che lui avesse provocato il blocco per approfittarsi di lei. Franco, preoccupato più per l’incolumità del commissioniere che per la signora, chiamò immediatamente il tecnico e poi si recò alla porta dell’ascensore salvando, così, la vita del poverino”. Spesso ha accolto personaggi politici, sportivi, nobili, star della TV e divi del cinema di fama internazionale, senza mai scomporsi, chiedendo loro i documenti, come si fa con tutti, facendoli sentire coccolati e viziati, liberi di dimenticare il peso della celebrità, almeno durante la vacanza. Si distingueva per la parola detta al momento giusto, per la profonda discrezione, consapevole di essere il depositario fidato e incorruttibile di tanti segreti, un uomo straordinario che durante la sua lunga carriera ha visto tutto e di tutto, ha avuto in molte occasioni la storia sotto gli occhi e, talvolta, forse ha contribuito a farla. Lo spirito da organizzatore tipico del concierge lo accompagnava anche al di fuori della sua portineria, in famiglia e con gli amici. Programmava alla perfezione le giornate per riuscire a fare ogni cosa, amava viaggiare, giocare con i figli prima e con i nipoti, poi. Ed anche loro, al pari degli ospiti del Regina Isabella, sono stati coccolati in tutti i modi possibili: “Quando lo raggiungevamo a St. Moritz, dove lavorava durante la stagione invernale – ricorda Anna, la moglie – sembravamo emigranti: una donna con tre bimbi piccoli e una marea di valigie. Eppure, c’era sempre la limousine ad aspettarci alla stazione, con tanto di autista”. La figlia Lucrezia, invece, quando rientrava dal college inglese in cui Franco la mandava a studiare durante l’estate, trovava sempre un posto in elicottero, riservatole da suo padre, insieme con i clienti dell’albergo. Da vero “professore di portineria”, è riuscito a mantenere il proprio serafico aplomb anche durante la malattia. “In tanti andavano a fargli visita presso la sua abitazione, negli orari più disparati – racconta Mario D’Orta, concierge presso il Continental Terme, membro dell’associazione ‘Chiavi d’Oro’ e grande amico di sempre. Tutto questo andirivieni lo stancava molto perché gli impediva di riposare ma, conservando il senso dell’ironia sia pure nel pieno della propria tragedia personale, per non dispiacere agli amici invitò Mario a comportarsi come se fossero in albergo e gli amici visitatori fossero dei congressisti: “Mario, mi sa che per assicurare la tranquillità mia e della casa dobbiamo organizzare dei ‘meeting’: dividiamo i flussi in due trance e fissiamo gli orari, in questo modo gli ospiti non verranno delusi nelle loro aspettative di trovarmi sveglio e, soprattutto, io non dovrò patire ulteriori seccature”! Un portiere vecchio stampo, che non si scomponeva mai, proprio come un direttore d’orchestra (negli anni ’50, aveva anche suonato il flauto nella banda del ‘Cumenda’ – come era chiamato Rizzoli – che accoglieva con un allegro corteo le celebrità che affollavano il prestigioso albergo): grande coordinatore, puntuale, custode dei segreti di tutti i componenti della banda e attento a non rivelarli mai.