Friday, November 22, 2024

31/2011

Photo: Redazione Ischiacity
Text: Riccardo Sepe Visconti

 

Ischiacity incontra il Presidente dell’Associazione forense ischitana, che ha da poco conseguito un importante successo: finalmente il Tribunale, che negli ultimi anni ha dovuto lavorare in spazi assolutamente inadeguati al numero di cause e di persone – avvocati, magistrati, dipendenti, cittadini – che quotidianamente hanno bisogno di fruirne, ha ottenuto una sede più ampia e adeguata, l’ex Liceo Scotti. Con Gianpaolo Buono, fondatore insieme all’avvocato Bruno Molinaro di uno degli studi legali più prestigiosi di Ischia, abbiamo parlato di cosa significa essere oggi avvocato nell’isola che conta 400 iscritti all’albo e che produce ogni anno un numero elevatissimo di procedimenti. Ci presenti lo studio legale in cui lei è associato con l’avvocato Bruno Molinaro. I titolari siamo Bruno Molinaro ed io, ma ci affiancano altri avvocati che si occupano dei diversi settori del diritto. Io mi dedico prevalentemente alle cause civili e all’interno di questo ambito affronto varie articolazioni, diritto tributario, diritto societario, infortunistica ma il settore che assorbe il maggior numero di cause è quello del diritto tradizionale, cioè istanze legali, cause possessorie e in materia contrattuale che tratto in prima persona. Ugualmente, Bruno Molinaro segue il diritto amministrativo e quello penale, coadiuvato sempre da collaboratori. Lo studio è, però, unico e credo che nell’isola d’Ischia, quando abbiamo aperto negli anni ’80, siamo stati gli antesignani della formula dell’associazione professionale per rispondere alla necessità di dare una risposta qualificata: già allora, infatti, non era possibile cumulare nelle mani di un solo professionista tutti i settori del diritto, mantenendo una risposta di elevata qualità. Qual è il suo ambito di specializzazione? Il diritto civile tradizionale, la contrattualistica e i diritti reali, cioè le cause in tema di proprietà, che è, poi, l’ambito legale nel quale a Ischia si fa la percentuale maggiore di cause. In realtà, da quando sono entrato nella professione, appunto alla metà degli anni ’80, anche la tipologia delle cause è cambiata: allora quelle in materia contrattuale e di diritto societario erano pochissime, mentre oggi sono parecchie. Quello che è accaduto nel frattempo è che l’organizzazione del tessuto aziendale ha iniziato a mutare in coincidenza con il passaggio generazionale all’interno delle imprese isolane, soprattutto alberghi, dal fondatore (che era nella stragrande maggioranza dei casi il proprietario e colui che gestiva direttamente la struttura) ai successori, per lo più figli. Questo passaggio ha comportato la trasformazione di molte ditte individuali in società ed è sorta la necessità di gestire anche sul piano legale un settore sempre più articolato e complesso: oggi a Ischia in tema di contrasti fra società alberghiere si trattano cause importantissime dal punto di vista strettamente giudiziario. Quindi, l’impresa locale caratterizzata da concentrazioni sempre più grandi ha la necessità di rivolgersi a studi legali forti e accorsati. Ciò comporta, alla lunga, che anche gli avvocati tendono a creare forti concentrazioni, per essere all’altezza delle richieste di questa clientela. In tal modo, alcuni studi si rafforzeranno sempre di più a discapito degli altri? Oggi la specializzazione nel nostro settore è fondamentale, da qui la scelta di creare gli studi associati. Ma voglio fare un ragionamento diverso: questo orientamento non potrebbe essere di stimolo a tutta la categoria per migliorare, aggiornarsi, crescere? E’ indubbio che alcune famiglie stiano concentrando nelle loro mani una buona percentuale dell’economia dell’isola e che ciò determina la necessità di avere dei supporti professionali (avvocati, ma anche commercialisti) che devono tutelare gli interessi di queste realtà imprenditoriali. Le categorie professionali devono tener conto dei mutamenti che avvengono nella clientela e rispondere a esigenze che mutano. Più in generale, gli ischitani sono molto litigiosi (probabilmente una delle ragioni è il territorio forzatamente limitato che abbiamo a disposizione, essendo un’isola), anzi questo nostro record è finito sulle pagine dei giornali nazionali e, addirittura, noi stessi avvocati ischitani, appena mettiamo piede nelle aule in terraferma, veniamo tacciati di essere causidici; ma va anche detto che siamo particolarmente tenaci e rigorosi, proprio perché abituati ad interagire con una clientela molto esigente. L’isola produce indubbiamente moltissime cause, tuttavia gli studi legali e gli avvocati ischitani che abbiano prestigio oltre i suoi confini si contano sulle dita di una mano. Come si spiega? La creazione del Tribunale con sezione distaccata a Ischia ha comportato una forte concentrazione delle cause nell’isola: se si fa eccezione per quelle in materia societaria, di separazione e fallimentare, tutte le altre si trattano qui. Invece, quando a Ischia c’era solo la Pretura, l’Avvocatura isolana era ‘costretta’ a recarsi a Napoli e ad avere un contatto serratissimo con la realtà del Tribunale cittadino: ebbene, io che ho vissuto quella situazione e l’attuale le dico che il fatto di frequentare la sede centrale del Tribunale era professionalmente molto stimolante e formativo, consentendo di confrontarsi con un grande numero di giudici e con avvocati provenienti da ottimi studi. Le generazioni di avvocati più giovani, invece, si limitano a restare chiuse nel nostro Tribunale, le occasioni per fare esperienze più ampie si sono molto ridotte e ciò può comportare immaturità dal punto di vista professionale. A Ischia ci sono oltre 400 avvocati, se calcoliamo che la potenziale clientela è di circa 40mila abitanti, ciò significa che c’è un avvocato ogni 100 ischitani! C’è lavoro per tutti? Le dirò di più: in realtà, considerando anche gli avvocati napoletani che lavorano qui, attorno al nostro Tribunale circa mille avvocati. Non è un dato positivo perché, per quanto Ischia sia comunque un’isola ricca, non può consentire a 400 studi legali di vivere dignitosamente. Accade, quindi, che almeno gli avvocati che non vanno per la maggiore devono crearselo il contenzioso e si innesca una spirale pericolosa. Secondo me il problema è che la facoltà di giurisprudenza diventa spesso una seconda scelta per chi si è iscritto a facoltà scientifiche (ingegneria, medicina) e ha abbandonato alle prime difficoltà. Finisce che, sempre più spesso, chi non sa bene cosa fare opta per Giurisprudenza e questi laureati sono quasi tutti destinati a essere avvocati, perché sia il magistrato che il notaio sono ruoli per i quali la selezione è molto forte. In questo modo, però, l’avvocatura diviene un ripiego e ciò spiega perché a Ischia arriviamo a oltre 400 e più in generale nel Meridione siamo tantissimi: la città di Parigi ha 700 avvocati, Napoli 13mila! Essere presidente dell’Associazione Forense dell’isola d’Ischia le dà anche un ruolo ed un impegno di tipo politico. Ho accettato di essere il presidente dell’Associazione Forense pensando di poter dare qualcosa al paese, non solo alla mia categoria professionale. Sono convinto che noi avvocati che, oltre che a sedere nei consigli comunali, abbiamo professionisti che lavorano per le Amministrazioni, dovremmo uscire dai nostri studi e lavorare per migliorare la vita civile della nostra comunità, al di là degli interessi corporativistici. Il che non vuol dire necessariamente fare politica attiva: nodi spinosi come quello del settore sanitario e della crisi turistica sono prioritari in questa fase della storia dell’isola e noi avvocati un contributo di stimolo potremmo sicuramente darlo e la nostra conoscenza delle normative è un valore aggiunto. Sicuramente, una delle priorità assolute per contrastare il momento negativo che attraversa il sistema turistico è risolvere la questione della depurazione delle acque e noi potremmo lavorare per coinvolgere le Amministrazioni e gli Enti sovracomunali, perché il problema si può risolvere solo collegialmente e al di là degli schieramenti. Il suo ruolo di presidente dell’Associazione forense ischitana e l’interesse all’impegno civile di cui ci ha parlato più volte durante l’intervista, fanno presagire un suo futuro impegno nella politica attiva? Ho partecipato a diverse elezioni amministrative sono stato assessore alla cultura e alla pubblica istruzione dal 1990 al ‘93 al comune di Barano, poco dopo essere diventato presidente dell’Associazione Forense: è partendo da queste esperienze che mi sono convinto che l’attività politica non si fa solo attraverso un incarico come consigliere o assessore. L’opera di sensibilizzazione all’interno della categoria degli avvocati la considero fondamentale e, per il futuro, dico che non sono attualmente interessato, né ho la possibilità di tornare di nuovo in politica. Avverto, però, forte l’esigenza di dare il mio contributo per affrontare problemi seri che opprimono l’isola e sono convinto della necessità che i professionisti come me e i miei colleghi diano il loro contributo. Penso che l’impegno politico si può estrinsecare anche stando dentro un’Associazione, mentre un’attività di pungolo presso gli amministratori mi sta molto a cuore. Quali sono i prossimi obiettivi di Gianpaolo Buono come presidente dell’AssoForense dell’isola d’Ischia, dopo aver finalmente ottenuto di trasferire il tribunale in una sede più adatta alle dimensioni della vostra attività, qual è l’ex liceo Classico? In primo luogo, punto a garantire una qualificazione della categoria quanto più elevata è possibile: periodicamente si tengono corsi di aggiornamento, tenuti da magistrati e docenti universitari e sto organizzando anche viaggi culturali. Questo è più difficile da realizzare, ma non demordo, perché sono convinto che gli avvocati devono distinguersi, non si può essere solo dei bravi tecnici.

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