26/2009
Text: Massimo Zivelli
Da questo numero di Ischiacity ci arricchiamo della collaborazione del direttore di un’altra testata amica del nostro magazine: si tratta di Massimo Zivelli che è responsabile del settimanale Il Corriere dell’Isola. Massimo ha aderito al nostro progetto di creare un “Polo della Comunicazione” per il quale, secondo il nostro programma, sarà il responsabile dell’Ufficio Stampa. Ho espressamente chiesto a Massimo di tracciare un “bilancio di fine Anno”, con un’analisi a 360 gradi della politica ischitana. Come al solito, lui ha risposto con arguzia e schiettezza, distinguendo senza troppi giri di parole ciò che non va da ciò che, invece, funziona nell’isola. Per quanto Massimo ed io su molte cose abbiamo vedute differenti, devo dire che condivido pienamente le sue considerazioni. Sono dunque doppiamente soddisfatto: Ischiacity acquista una preziosa collaborazione ed in un momento difficile per l’isola si capisce che le persone serie convergono sugli argomenti seri.
RSV
Poche idee, pochissime iniziative. E di risultati concreti? Di quelli nemmeno a parlarne! Per la classe amministrativa e politica isolana il quadro clinico è di “encefalogramma, pressoché piatto”. La questione principe, quella della crisi del turismo – ancorché condizionata da fattori notoriamente negativi a livello oramai planetario – non viene neppure più analizzata. Assistiamo a battibecchi da cortile, con la disputa politica ridotta alle alchimie sulle lamparelle natalizie o sulla chiusura di quella strada o piuttosto di quest’altra piazza. E dopo Natale, l’isola (anzi, le isole…) si troveranno a fare i conti, ad esempio, con l’emergenza trasporti marittimi che sarà – non per ultima – la più grave dal dopoguerra ad oggi. Smaltimento rifiuti: quanti sbadigli! E’ ancora lontana nel tempo quella innovativa gestione concordata del problema fra i sei sindaci pithecusani. L’isola mette dunque in bella mostra una classe politica che nella sua interezza ha definitivamente perso la sua vitalità e la sua spinta propulsiva. In questo quadro desolante e sempre più distaccato dalla nuda realtà delle gravi emergenze da affrontare, si salva per il momento solo a stento chi come il sindaco di Ischia Giosi Ferrandino, trova ancora l’energia di andare avanti perché motivato sul piano personale e dalle aspirazioni di carriera politica. Eppur si muove! A Ischia Porto, nonostante tutto, e nonostante sia ancora ben poca cosa, ci sono segnali di una qualche attività vitale. Volutamente terrò fuori da ogni considerazione Barano e Serrara Fontana-Sant’Angelo, perché qui la politica ha sempre assunto i contorni della ordinaria amministrazione, senza alti né bassi. Dopo la fiammata elettorale, e la strabiliante vittoria che ha messo a nudo tutti i limiti della proposta di governo dell’eterno Gaetano Coltella, il sindaco Franco Regine si è come “seduto”. In attesa di cosa, questo non si sa. La realtà della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti è ferma quasi agli stessi livelli della drammatica emergenza del luglio scorso, quando la insostenibilità della situazione spinse alla protesta rumorosa perfino albergatori, commercianti e bottegai. Gente questa – con tutto il rispetto parlando – che è davvero incredibile immaginare possa scendere a manifestare in piazza. Eppure, è accaduto. Regine in quei drammatici frangenti prese un solenne impegno, poi non mantenuto: fare piazza pulita di dirigenti e consulenti che prendono prebende d’oro nonostante la manifesta incapacità a gestire il servizio, e perfino di sciogliere la municipalizzata, nel caso entro ottobre la situazione non fosse stata normalizzata. Mancano solo pochi giorni all’anno nuovo, e tutto è ancora come nel luglio scorso. E non è una giustificazione valida, quella delle aree che di volta in volta vengono sottoposte a sequestro dalla magistratura. Vogliamo parlare del porto turistico? Del suo futuro? E’ bravo chi ci capisce qualcosa, dopo i troppi pasticci fatti. Affidato o no al cartello di imprese, nel frattempo il porto è comunque espropriato alla fruizione della collettività e continua ad essere affare personale di pochi. Qual è la differenza? Ben vengano a questo punto pure i privati. Che si prendano tutto, recintino, lo chiudano e se ne approprino pure per i prossimi mille anni. Per il paese non cambia nulla. Depuratore? Forse nel 2050, maggioranza ed opposizione, comitati civici e confraternite e perfino il proprietario dell’ultima villa abusiva realizzata vicino all’ultima area possibile di destinazione dell’impianto, troveranno un accordo. Per il momento Sindaco, giunta e politicanti di maggioranza ed opposizione, fanno da spettatori ad un paese che vede allontanarsi sempre più la speranza.
Pochi chilometri, e ci si sposta nel feudo lacchese, dove tutti vissero felici e contenti. Lacco Ameno ha una grande particolarità: esprime il “berluschino” isolano, padre-padrone Domenico De Siano. Sempre al top su Corso Angelo Rizzoli. Ma appena oltrepassa la Fundera… Puntualmente glielo rispediscono (ai lacchesi) indietro. Troppo piccolo il Comune per emergere su scala isolana, troppo anguste e legate agli interessi spiccioli, le capacità politiche di quello che doveva essere il leader isolano di Forza Italia. Il “Fitto” (non gli appartamenti, ma il ministro pugliese di Berlusconi) in salsa isolana è fuori dai giochi in un centrodestra che non gli è riuscito di governare ed assoggettare. L’impresa di emergere non riuscì al quarantennale sindaco Mennella, figuriamoci mò! Casamicciola? Dopo super-Giosi, il “nulla”? Vincenzo D’Ambrosio, ottimo medico pediatra con il vizietto dell’avarizia, si è dimostrato purtroppo arido anche sotto il profilo dell’iniziativa amministrativa e politica. Un poco per convenienza, un altro poco sicuramente per incapacità politica personale, D’Ambrosio ha fatto di tutto per ripiombare il paese in quella brodaglia che ai casamicciolesi era stata servita in tavola per decenni. E che solo di recente era stata sostituita nel menu, da un bel piatto di succulente lasagne! D’Ambrosio, novello “Amleto per forza” e anche per sua stessa volontà, non è riuscito ad accontentare nessuno. Nemici (sempre più numerosi e compatti) ed alleati, oramai pensano già apertamente al “dopo”. Gli uni per perfezionare gli accordi di potere con il redivivo Arnaldo Ferrandino, gli altri nel disperato tentativo di non scomparire dalla scena politica paesana.
Sono di parte, e questo si sa. Giosi Ferrandino: con tutti i suoi limiti, le sue incertezze, le sue oramai proverbiali diffidenze, con la spocchia che gli sta venendo fuori man mano che il potere aumenta nelle sue mani, con le tentazioni infine sempre meno paternalistiche e sempre più autoritarie che lo animano, il Sindaco per eccellenza, naviga a vista. Ma non va alla deriva o peggio ancora affonda, come tutti gli altri. Ha un progetto politico, che è quello di essere (e lo è) leader di un partito come il Partito Democratico che sta costruendo su tutta l’isola, tessendo una rete di fedelissimi. Nel momento in cui avrà finito, sarà riuscito laddove neppure Enzo Mazzella o Franco Iacono hanno mai potuto nel corso della loro storia politica: avere un partito unito nelle proprie mani. Ha un progetto personale, legato all’ambizione (mai negata) di arrivare fino in Parlamento. Ha un progetto per Ischia, che è quello di ammodernare la rete strutturale e dei servizi del paese. Si protesta per le strade chiuse e per i lavori pubblici che vengono avviati a macchia di leopardo. Ma se tutto andrà come si prevede, entro due anni (giusto in tempo per le elezioni regionali) il Comune avrà un volto completamente diverso. Dopo due decenni sta rimettendo mano (con l’aiuto prezioso di vecchie volpi della politica ischitana) al sistema delle partecipate: Nuove Terme Comunali e Genesis cambieranno volto. E all’Ischia Ambiente, “commissariata”, il risultato pratico più immediato è che ci sono tre stipendi di dirigenti in meno…