Friday, November 22, 2024

21/2008

Text: Annamaria Rossi

 

Una leggenda metropolitana racconta che un giorno un potente uomo
d’affari arrivò a Lacco Ameno ed in piazza trovò un pianoforte con un signore che lo suonava divinamente. Incantato da quella musica, decise di costruire un albergo attorno all’uomo ed al suo pianoforte. Così nacque l’Albergo della Regina Isabella. Naturalmente, facendo due conti, si comprende che è solo un paradosso – non ci si trova con la cronologia – ma è indicativo di quanto sia determinante la personalità del Maestro Iacono, spina dorsale delle eleganti serate cinque stelle lusso.
Sull’isola è noto a chi ricorda il suo passato nei gloriosi e indimenticati “Snob”. Proprio con una costola del gruppo, tra cui il compianto amico di tutti Ninotto Di Maio, Pasquale Iacono approda al Regina Isabella a metà degli anni Settanta e lì rimane, prima in trio, poi solo col suo piano. In questo luogo particolare, isola nell’isola, diventa un vero e proprio VIP, conosciuto, amato e stimato da tutti: probabilmente se camminasse in certe zone di Milano o di Roma lo saluterebbero molte più persone che non ad Ischia. Tutto questo perché? Ovvio, lavora da tanti anni nel luogo prediletto dal gotha del jet-set internazionale, ma non è solo per questo. Pasquale Iacono è anche dannatamente bravo. Possiede una voce personalissima e ricca di sfumature, sa dosare e modulare quello che la natura gli ha donato con grande competenza e sensibilità di interprete. E sulla tastiera può fare qualsiasi cosa. Complici quei cinque o sei quaderni consunti che ormai non guarda quasi più, si regala al suo pubblico sera dopo sera in un repertorio infinito, tanto al ristorante, dove esegue un ininterrotto tappeto intessuto da miliardi di note elegantemente intrecciate, quanto in sala nelle ore successive. E’ soddisfatto chi vuole ascoltare raffinata musica d’autore, chi cerca le danze, chi ama le canzoni napoletane classiche o moderne. Che vuol dire essere il pianista del
Regina Isabella da tanti anni? Essere capaci di dare, avere la competenza per stare al passo con Arbore, la Nannini, la Berté e qualsiasi altro artista abbia chiesto di essere accompagnato al piano per divertirsi in modo finalmente “vacanziero” e informale. Poi vuol dire ricevere i complimenti di Renato Sellani, grande maestro del jazz, ed essere chiamato ad esibirsi in lussuose feste presso residenze very very Vip, magari in Sardegna, debitamente prelevato e riaccompagnato in elicottero. Mi vezzeggia durante l’ora trascorsa insieme, cerca di capire cosa mi piace ascoltare e centra subito l’obiettivo, da professionista consumato. Quindi, solo per me, un minishow di quelli che amo, conclusosi con qualcosa tra i suoi preferiti: “Tutt’al più” di Patty Pravo, “Sally” di Vasco alla maniera della Mannoia, poi Fossati… Bravo, bravo, bravo…, sentite interpretazioni di bellissimi testi, mani magiche. Poi via, in sala da pranzo, per una successione di graditissimi ed egregi standards. Essendo onnivora, mi delizio ad ascoltare e ad osservare con quanta passione e lucidità Pasquale Iacono eserciti l’arte del pianobar. In questa atmosfera rarefatta par di vedere un Omar Sharif dell’età di mezzo che si insinua nelle note che abbiamo in testa, quasi a risvegliare una parte di noi che sonnecchia nel brusio. Cinque stelle al pianista, anzi sette, e ci sta anche il lusso.