34/2012
Text: Riccardo Sepe Visconti
Intervista a Liliana De Curtis— In “Totò mio padre”, il primo dei libri che gli ha dedicato, lei si sofferma sulla sua insicurezza, lasciando capire che gliel’ha trasferita proprio suo padre. Totò, per primo, era una persona molto insicura: la madre aveva scelto di averlo benché fosse sola e appena sedicenne, mentre suo padre non lo aveva riconosciuto, tanto che quando tornò reduce dopo aver combattuto nella Prima guerra mondiale, gli disse chiaramente: “Se non mi riconoscete, non voglio vedervi mai più” (Ndr. Il padre, Giuseppe de Curtis, riconobbe Totò nel 1937). Quando, in seguito, i suoi genitori si sono sposati e lo hanno riconosciuto, sono anche venuti a Roma ed io ho dei ricordi bellissimi di un’infanzia meravigliosa. La mia di insicurezza, invece, è dovuta al fatto che lui non mi consentiva mai di fare ciò che volevo, per esempio diventare attrice, oppure volevo studiare, ma lui mi ha obbligato a farlo a casa: e tutti questi comportamenti si spiegano perché lui non era sicuro di sé per la sua situazione familiare, al punto da comunicare la sua insicurezza anche a me. Il pubblico percepiva Totò come una personalità solare, che guardava sempre al lato ironico delle cose, nel privato, invece, era molto riservato, taciturno, selettivo nelle sue frequentazioni. Era, effettivamente, del tutto diverso nella sua veste di attore rispetto a quella privata, in cui era un uomo molto serio, severo nei giudizi e aveva solo tre amici – Mario Castellani, Fabrizio Sarazani e il conte Paolo Caetani. Era assolutamente diviso dentro di sé, e diceva “Una cosa è il mio mestiere, un’altra la mia vita, e non voglio mischiarli”. L’altra faccia di questa convinzione era l’estrema professionalità: così quando andò ospite da Mina a Studio Uno (Ndr. Varietà televisivo del sabato sera andato in onda dal 1961 al 1966) pur essendo già cieco, in pubblico riuscì a essere un’altra persona, poiché tale doveva essere il suo ruolo in quel momento. Ho letto che Totò ha dichiarato che non accettava l’idea che lei diventasse una donna e quindi che potesse avere un suo uomo, e fare sesso con lui. Infatti, quando sono rimasta incinta non mi guardava neanche, perché la cosa lo spaventava. La prima volta che mi ha dato due schiaffi fu quando tornai a casa con il ragazzo che poi ho sposato e gli ho dato un bacio: mi assestò due sberle proprio secche, ma subito dopo mi chiese se mi aveva fatto male! Comunque, malgrado tutti questi difetti, era una persona eccezionale, ricordo che a Capri aveva comprato un cannocchiale potentissimo e con quello mi osservava da casa quando scendevo a Marina Piccola…! Aveva, dunque, molti difetti? Soprattutto con mamma (Ndr. Diana Rogliani, che Totò conobbe durante uno spettacolo; per quanto separati, vissero a lungo insieme per amore della figlia Liliana) è stato terribile, per esempio metteva il borotalco fuori dal camerino, per controllare se usciva. E lei fra i suoi genitori che posizione assumeva, era dalla parte di sua madre? Sì, anche se papà era papà. Quando lei andò via da casa, le dissi: “Mi lasci sola con questo fardello?!” e lei rispose “Me ne vado! Non ne posso più”. Eppure, si sono amati moltissimo, lei riposa adesso nella tomba di papà, e quando è morta ha detto “Totò, sei venuto a prendermi!”. Diversamente da come si potrebbe pensare, essere la figlia di Totò non era una cosa semplice… Sono molto incuriosito dal vostro rapporto padre-figlia perché, a mia volta, ho avuto un padre molto istrionico, sopra le righe, con atteggiamenti molto diversi a secondo che fosse in pubblico o in privato. Senza voler fare un confronto con una figura come quella di Totò, mi interessa capire come si vive con un padre dalla personalità eccezionale. Nel momento in cui ha tirato un bilancio, ha assolto dentro di sé suo padre o lo ha condannato? Lo assolvo con formula piena, senza neppure una piccola penitenza. Quindi, è riuscita a raggiungere un equilibrio interiore con l’eredità umana di Totò? E’ così, ho trovato un equilibrio perché papà, uomo dalle mille sfaccettature, fra le tante cose mi ha fatto capire che la sua eredità era una cosa di grande valore, e io ho cercato e cerco in tutti i modi di assecondarlo nel suo desiderio che io tenessi viva questa eredità. In effetti, sembra che lei abbia quasi rinunciato a una sua vita per diventare la sacerdotessa che mantiene il fuoco acceso. E’ vero! E’ proprio così, sento che papà mi è molto vicino. Quando vado al cimitero lei non può sapere che corteo di persone c’è, trovo sempre lettere bellissime, e ho dedicato anche un libro a questo fenomeno. Alcune sono scherzose, altre molto serie, vi si legge per esempio “Ti raccomando mamma… Ti raccomando mio padre”: per me è molto emozionante. E poi c’è anche la vecchietta che lascia una pizza fritta nell’anniversario della sua morte! Che rapporto aveva Totò con Dio? Era molto religioso, andava a Messa la domenica e a Natale. Nel portafoglio gli trovai almeno cinquanta santini, era devotissimo a Sant’Antonio e diceva “Sant’Antonio mio! Sei nato il 13 giugno, ma come ti viene…?!”. Infatti, era molto superstizioso… Sì, il cappello sul letto come il numero 13 per lui erano inconcepibili. E le ha trasferito questo atteggiamento? Sì! Da un personaggio come Totò mi aspetterei una certa devozione per Padre Pio. Si sono mai incontrati? Sì, ci andò di nascosto, senza dirlo a nessuno di noi, insieme a Mario Riva (Ndr. Attore e conduttore televisivo, che con Riccardo Billi formò Billi e Riva, la prima grande coppia di comici dello spettacolo italiano) che aveva perso un figlio giovanissimo. E posseggo una vera foto di Padre Pio che era di mio padre, non una di quelle immagini di devozione ufficiale. Avevano entrambi un carattere molto deciso. E’ vero Padre Pio era un uomo burbero, ma eccezionale, un uomo “con le palle”, anche se non dovrei usare questa espressione, tanto che lo porto con me (Ndr. La signora de Curtis indossa una serie di bracciali con immagini sacre, Padre Pio appunto, il Volto Santo, la Croce). Fra questi bracciali quello cui tengo di più reca l’immagine della Madonna del Carmine e il ritratto di papà sull’altra faccia, me l’ha regalato lui, e proprio nella chiesa del Carmine si celebrò il suo funerale. E poi lui è anche santo, dite quello che volete ma io ne sono convinta!… Si conoscono miracoli avvenuti per intercessione di Totò? Una certa Anna e il marito Antonio andavano sempre al cimitero, a un certo punto il loro figlio si è gravemente ammalato e io gli ho regalato un fazzoletto di Totò, raccomandando di portarlo sempre con sé: ebbene, oggi è un uomo, il tumore è scomparso, benché gli avessero detto che a causa della chemioterapia non avrebbe potuto avere figli, ha un bambino e loro la considerano una cosa eccezionale. Vanno ogni sabato al cimitero, si prendono cura della cappella dove mio padre riposa, raccolgono le migliaia di lettere lasciate a Totò. Far ridere restituisce speranza e le battute di Totò hanno fatto ridere generazioni e generazioni. Lui ha preso in giro tutti, dalla monarchia, ai partiti, ai professionisti ai tartassati, tutti. Ha preso in giro anche se stesso? Forse sì e lo ha fatto come uomo, era uno ‘sciupafemmine’ e in quanto tale si prendeva in giro da solo. L’unica donna che lo ha fatto soffrire moltissimo era Liliana Castagnola che si uccise per lui: quando lo chiamarono dopo la morte lei gli apparve perfetta, addirittura prima di suicidarsi si era fatta la manicure. Fu un dolore enorme e per questa ragione scelse di darmi il suo nome, e devo dire che mamma fu molto carina ad accettare che riposasse anche lei nella nostra tomba di famiglia. Lì riposa anche Massenzio, il figlio che ebbe da Franca Faldini (Ndr. L’ultima compagna di Totò) e che morì appena nato. E Franca Faldini, appunto? Sta bene, ma non accoglierò nella tomba di famiglia anche lei, mi rifiuto. Ma avete vissuto insieme a lungo… Sì, siamo state ragazze insieme (Ndr. Fra di loro c’erano solo due anni di differenza) e devo dire che è stata molto premurosa; poi, però, ha sposato il principe Borghese, si vede che era maniaca dei principi!… Lei è gelosa di suo padre, come ogni innamorato che si rispetti, e continua ad esserlo! Avrà sofferto per tutte queste donne che si accompagnavano a Totò. Sì, sono gelosa di mio padre ed è vero, ne ho sofferto: ha avuto quarantasette donne ufficiali, dopo mia madre. Eva Bartok la conobbe proprio qui ad Ischia, dove lei girava il film “Il pirata dell’isola Verde” e Totò le fece trovare la valigia fuori della porta, perché durante le riprese del film aveva mostrato interesse per un altro. Che rapporto aveva suo padre con Ischia? Lui era un grande frequentatore di Capri. In verità, della scelta di Capri sono responsabile io: mettemmo dei bigliettini in un cappello, sorteggiammo e uscì quello su cui era scritto “Capri” e così andammo lì. Fu una grande esperienza, in particolare perché lì raccolse un cane, nella casa che avevamo affittato, era un lupo alsaziano, l’avevano abbandonato e decise di portarselo via. Papà aveva anche 150 cani randagi ospitati in un canile, e quando andava a fargli visita sentivano la macchina arrivare e gli andavano incontro come impazziti. Tuttavia, a Ischia ha dedicato una canzone, “Ischia, Paravis ‘e gioventù”, che scrisse mentre era qui, in un particolare momento della sua vita, quando si era invaghito appunto di Eva Bartok. Quale fra i comici napoletani successivi ha rielaborato meglio l’eredità di suo padre? Massimo Troisi è morto troppo giovane; io direi Vincenzo Salemme. Ma Salemme deve molto anche ad Eduardo De Filippo. … E mio padre ed Eduardo erano talmente amici, erano stati scugnizzi insieme, aveva molto rispetto per lui. Amava molto anche Peppino De Filippo, ma Eduardo era nel suo cuore; posseggo una lettera molto bella in cui lo ringrazia per la partecipazione al film “Napoli Milionaria”, dalla quale emerge soprattutto l’amicizia che c’era fra di loro. Qual è il ricordo – fra i tantissimi che ha di suo padre – che ancora oggi le dà l’emozione più forte? Purtroppo l’emozione più forte l’ho provata quando è morto. VOTATE IL MUSEO DI TOTÒ “LUOGO DEL CUORE” Liliana de Curtis da molti anni lavora per riuscire a creare un museo dedicato a Totò, che verrà ospitato nello storico palazzo dello Spagnuolo, nel quartiere Sanità dove egli visse fino a 24 anni. L’allestimento è già pronto e ci saranno laboratori, un teatro, e sarà un luogo che dovrà integrarsi con il quartiere, a disposizione dei suoi ragazzi. Il Museo, la cui apertura incontra ostacoli amministrativi che la signora de Curtis si batte per superare, compete come Luogo del Cuore del FAI (www.iluoghidelcuore.it): è al terzo posto fra i più votati sul web dove si può cliccarlo fino al 25 ottobre per sostenere l’iniziativa.