Thursday, November 21, 2024

PREMIO ISCHIA DI GIORNALISMO 2018

Interview_ Pasquale Raicaldo  Photo_ Dayana Chiocca

Il meglio del giornalismo in rassegna a Ischia. Diventata ombelico dell’informazione per la trentanovesima edizione del Premio Ischia Internazionale di Giornalismo. Una lunga storia che si rinnova nel segno della famiglia Valentino, papà Giuseppe ebbe la fortunata intuizione, Benedetto ed Elio portano avanti una missione: fotografare le nuove tendenze del mondo dei media, premiandone le eccellenze. E anche quest’anno i nomi sono stati di assoluto spessore: il Premio Ischia Internazionale di Giornalismo è andato al sito slovacco Aktuality.sk per le inchieste del fotoreporter Ján Kuciak, ucciso a febbraio, che hanno portato alla luce le attività della criminalità organizzata italiana in Slovacchia, rivelando i contatti del premier Robert Fico, costretto poi alle dimissioni, con personaggi legati alla ‘ndrangheta. Per i Diritti Umani, riconoscimento alla ventiduenne Zina Hamu, appartenente ad una delle minoranze religiose perseguitate dall’Isis nel Kurdistan iracheno, quella degli Yazidi. Zina ha testimoniato le terribili violenze subite dal suo popolo (sono documentati stupri etnici, deportazioni di donne e bambini, esecuzioni di massa), essendo diventata fotoreporter grazie al progetto Photographic Techniques to empower Yazidi girls, sostenuto  dall’Unicef. E ancora: Franca Leosini, conduttrice di Storie Maledette è la Giornalista dell’anno per la televisione, Stefano Cappellini capo redattore de La Repubblica è il vincitore per la Carta Stampata mentre a Bruno Pizzul è stato assegnato il premio per il Giornalismo Sportivo. Riconoscimento speciale per Paolo Borrometi, direttore del sito La Spia e giornalista dell’Agi, attualmente sotto scorta per le minacce ricevute dalla mafia in Sicilia. Scelte condivise e condivisibili, non c’è che dire.

Per le quali, come accade da tempo, “l’attività della giuria è stata affiancata da quella svolta dalla Fondazione, che sta assumendo la funzione di Osservatorio italiano sullo scenario internazionale dell’informazione – spiega Benedetto Valentino. Prima che la giuria si riunisca viene svolto, infatti, un lavoro in collaborazione con la stampa estera in Italia, con le ONG e con varie istituzioni internazionali. Ogni anno raccogliamo testimonianze e individuiamo chi racconta la speranza di un cambiamento. Queste sfaccettature e prospettive diverse ci aiutano ancora di più a capire quanto c’è bisogno di chiedere, nel mondo, rispetto dei diritti umani. E, per poterlo fare, è necessario prima di tutto portare in emersione le realtà in cui i diritti sono continuamente violati. Non a caso sono giunti a Ischia giornalisti messicani, turchi, ucraini, russi. Poi è la giuria che decide quale faro ‘accendere’. E per la XXXIX edizione il caso della giovanissima Zina Hamu è stato considerato emblematico di quello che sta accadendo in un’area strategica del Medio Oriente”.

Dal premio Internazionale al sito slovacco Aktuality.skv arriva un nuovo e importante segnale sul valore determinante della libertà di stampa, che in alcuni paesi è ancora compromessa da governi e malavita. E, da noi, viene premiato anche Paolo Borrometi, costretto a vivere sotto scorta per minacce dalla mafia. Cosa ha orientato la vostra scelta?

Beh, il caso di Aktuality.sk è la notizia europea dell’anno. Un giornalista, un fotoreporter,  Ján Kuciak, ucciso a febbraio, aveva  portato alla luce le attività della criminalità organizzata italiana in Slovacchia, dimostrando come il premier Fico fosse coinvolto in vicende illecite. E’ la prima volta che un’inchiesta giornalistica costringe alle dimissioni un primo ministro europeo.  Non si parla molto della mafia e dell’incidenza di queste organizzazioni. Anche in Italia il tema sembra dimenticato. Eppure c’è chi, come Paolo Borrometi, rischia la vita. La giuria ha voluto sottolinearlo.

Ischia come osservatorio sul mondo del giornalismo internazionale: con tuo fratello Elio, porti avanti le idee di vostro padre Giuseppe con tenacia e professionalità. Oggi il Premio in che modo si sovvenziona?

La Fondazione, che è privata, raccoglie contributi da aziende che da anni ci sostengono, come l’Istituto di Credito Sportivo e l’A.C.I. (Automobil Club Italia), che credono nel nostro lavoro e non fanno mai mancare la loro partecipazione. Inoltre, la Fondazione da anni è inserita tra le attività culturali sostenute dalla Regione. Il contributo regionale – è bene specificarlo – viene speso interamente per l’ospitalità alberghiera, il resto è finanziato da privati. E, nonostante i tagli operati in questi anni, siamo riusciti anche a risparmiare dei fondi destinandoli a creare l’emeroteca dell’isola d’Ischia per dare anche un segno tangibile al territorio. E’ soprattutto la nostra filosofia aziendale a dar vita ogni anno a questo ‘miracolo’: a differenza di tante altre fondazioni abbiamo sempre puntato su una ‘corretta amministrazione’ con bilanci certificati, conti in ordine e trasparenza. E’ il nostro principale motivo di vanto. L’isola d’Ischia di fatto non contribuisce ma ne ha solo benefici. Peraltro la soddisfazione maggiore ci viene non tanto dal fatto che ormai il Premio Ischia sia uno dei brand più conosciuti nel mondo dell’informazione, ma  dai tanti ischitani che apprezzano il nostro lavoro.

Giornalismo, ma anche comunicazione. Da qualche anno il Premio insiste infatti sul mondo della comunicazione istituzionale e d’impresa. Come mai?

Il premio Comunicatore dell’anno è scisso da quello dedicato al giornalismo: ha una struttura e una giuria completamente diversa. La comunicazione è una cosa distinta dal giornalismo ma, di anno in anno, sta assumendo un ruolo sempre più di rilievo nell’economia e nella società. Ormai molti comunicatori aziendali hanno la stessa valenza degli amministratori delegati.    

Cosa è cambiato nell’edizione 2018 del Premio?

Non si è discostata molto dal format degli ultimi anni: meno spettacolo più sostanza. Incontri e confronto su temi di rilievo prevarranno anche sul premio. Non è un premio-passerella. E’ un evento che pone al centro il giornalismo vero. Altri hanno scelto la strada di premiare cantanti, intrattenitori, noi siamo rimasti fedeli ad una linea di serietà. In quarant’anni siamo cresciuti tanto grazie alla nostra impostazione. Di premi vari in Italia ne sono nati tanti ma di solito hanno vita breve.

Tra i dibattiti spesso toccati dal Premio, il futuro della carta stampata nell’era del web. Che idea hai a riguardo?

Ne parliamo dal 1998, in anticipo su tutti. Soprattutto nel nostro Paese i giornali sono rimasti indietro: i quotidiani non si sono adeguati alla nuova fase e rispecchiamo in pieno il ritardo e la staticità della società italiana. In questo quadro, La Stampa è – a mio avviso – il quotidiano migliore perché almeno ci offre uno sguardo sul mondo. Nessuno compra più un giornale in cui si continua a parlare di politica italiana come si faceva negli anni Ottanta. La carta stampata ha un futuro se cambia. Dopo la sbornia di tecnologia impareremo che la riflessione conta più della stessa notizia. Il giornale di carta stampata sarà uno strumento per le élite culturali, la massa si accontenterà di quello che leggerà sul web.   

Come vedi il futuro del giornalismo locale, con riferimento in particolare alla realtà dell’isola d’Ischia?

I giornali a Ischia sono legati a storie personali più che a progetti editoriali. L’isola però è vivace. Ci sarà sempre un giornale.

Il Premio è anche una cartina di tornasole per misurare l’appeal dell’isola nel mondo. Che indizi hai raccolto in questi ultimi tempi?

Il terremoto ha inciso molto, è inutile negarlo. Non c’è stata una reazione della classe imprenditoriale e politica. L’isola è avvolta in un torpore, in un sogno da cui non si vuole svegliare. Nonostante ciò, resta sempre bellissima e apprezzata.

Quanto incidono i grandi eventi – e penso anche ai festival del Cinema, a Torri in luce, torre in festa, al Festival di filosofia – nella creazione del brand Ischia?

Si tratta – come per il Premio Ischia – di iniziative portate avanti da uomini di buona volontà, i quali si procurano i finanziamenti, organizzano e di fatto promuovono Ischia. Non esiste il brand Ischia perché non esiste una promozione unitaria, tutto è affidato appunto all’iniziativa dei singoli. Per questo pensammo – come fondazione Valentino – al distretto. Ma, come spesso succede, nessuno è profeta in patria…