Sunday, November 24, 2024
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Intervista al Sincaco di Ischia Giosi Ferrandino

La vicenda giudiziaria che ha travolto il sindaco Ferrandino, e più in assoluto l’immagine di tutta l’Isola – definita (tanto sbrigativamente quanto improvvidamente) da alcune autorevoli testate nazionali “Isola delle tangenti” – ha prodotto in me, se non in tutta la comunità in cui vivo, almeno tre convincimenti. Il primo riguarda il nostro ordinamento giuridico, l’uso della custodia cautelare, le responsabilità penali dei magistrati e, non ultimo, l’impiego delle intercettazioni legate alle inchieste: tutta materia che deve essere rivista e corretta alla svelta poiché così com’è crea ingiustizie, aberrazioni, abusi di potere, incertezza del Diritto, confusione nelle inchieste, sperequazioni nei trattamenti degli indagati e nei giudizi, uso strumentale di informazioni riservate, manipolazioni artatamente in malafede delle notizie. Il secondo tocca la politica locale: mi sono accorto che l’assenza di Giosi Ferrandino (che – lo scrivo a beneficio dei lettori che non mi seguono con assiduità – ho molto spesso pubblicamente, aspramente criticato) più che un vuoto ha creato un baratro nella politica del Municipio di Ischia poiché – se si fa eccezione per l’immane sforzo prodotto dal vice- sindaco Carmine Barile (che ha retto l’Amministrazione nei turbolenti mesi di sospensione del Sindaco, avvenuta a causa del suo arresto) – s’è assistito ad un tristissimo annichilimento del Consiglio Comunale e con esso di tutta la Giunta. Il terzo convincimento abbraccia considerazioni di politica nazionale: mi era apparsa abbastanza chiara, infatti, un’ingerenza nelle indagini di elementi decisamente estranei alla stessa. Fin dal momento in cui nell’inchiesta di Ischia l’ex presidente del Consiglio D’Alema, ex segretario del Partito “genitore” del PD, ex presidente del COPA- SIR (organo del Parlamento Italiano di controllo dei Servizi Segreti) ed attuale irriducibile oppositore del segretario PD-Primo Ministro Matteo Renzi, venne tirato in ballo a causa di un acquisto di bottiglie di vino per poche migliaia di euro da parte della CPL Concordia, la grossa cooperativa modenese che ha l’appalto per la metanizzazione fra l’altro di Ischia. E questa idea s’è fatta sempre più consistente all’indomani della pubblicazione di intercettazioni, non penalmente rilevanti, delle conversazioni tra il Primo Ministro Renzi ed il generale della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi. Queste intercettazioni erano state secretate da omissis imposti direttamente dal Governo (motivi di Sicurezza Nazionale) mentre, poi, sono state improvvisamente rese pubbliche attraverso l’annullamento del dispositivo di omissis. Le intercettazioni in questione, raccolte (a quanto sembra) fortuitamente e che non si intrecciano affatto con la vicenda di Ferrandino, riprendono una serie di commenti al vetriolo – intercorsi tra il generale Adinolfi e lo stesso Renzi – all’indirizzo dell’allora presidente del Consiglio Enrico Letta e di Giulio Napolitano, figlio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, allora in carica. Non è un caso che sull’autorevole settimanale di politica e inchieste L’Espresso nel numero 32 del 13 agosto 2015 la “prima penna responsabile dei commenti politici” Marco Damilano scrive a proposito della legge sulle intercettazioni, che sarà votata a metà settembre e sembra conterrà una delega che affiderà al Governo la facoltà di decidere se pubblicare o cestinare le intercettazioni, senza dover ripassare dal voto parlamentare: “Quella che si punta ad approvare è piuttosto una legge-recinto: limitare, circoscrivere, recintare il giornalismo di inchiesta che utilizzando le intercettazioni ricostruisce e racconta gli intrecci tra politica, affari e criminalità. Un intervento che nella maggioranza renziana e nell’opposizione berlusconiana viene considerato urgente, rilanciato dagli ultimi casi politici, giudiziari e mediatici. Frammenti di discorsi che provocano terremoti. Come le parole e i silenzi di cui ha scritto “L’Espresso” a proposito dell’inchiesta sulla sanità in Sicilia che ha sfiorato il governatore Rosario Crocetta: quattro procure ne hanno negato l’esistenza e i magistrati di Palermo hanno aperto un’indagine. O i colloqui ad alto rischio, una volta risaputi, come quello tra il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi e Renzi non ancora premier, ma in procinto di diventarlo, con apprezzamenti poco lusinghieri nei confronti dell’inquilino di Palazzo Chigi e il disvelamento di un’intimità sorprendente: «Che stronzo…», si lasciava andare il generale con il futuro premier.
(…) Le intercettazioni erano state disposte durante l’inchiesta Cpl Concordia sulla metanizzazione dell’isola d’Ischia, coperte da omissis, poi trasmesse dalla procura di Napoli a quella di Modena e inserite in un’informativa con le intercettazioni non penalmente rilevanti. Il Csm ha aperto un’indagine. Anche in questo caso, più che la vicenda giudiziaria, interessa che le intercettazioni siano diventate di dominio pubblico. Impedire che il caso si ripresenti in futuro. L’articolo 25 del ddl di riforma del processo penale che sarà votato alla ripresa dei lavori dalla Camera è esplicito: «prevedere disposizioni dirette a garantire la riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni telefoniche e telematiche… con speciale riguardo alla tutela della riservatezza delle persone occasionalmente coinvolte e delle comunicazioni non rilevanti ai fini di giustizia penale». Un paletto su cui il governo punta a conquistare il consenso di una parte importante della magistratura”.
Ecco, dunque, che la visione (e la comprensione) di tutta la vicenda giudiziaria che coinvolge Giosi Ferrandino, mi è apparsa assai confusa, poiché fortemente influenzata da fatti esterni ed estranei (per quanto mi è dato di sapere) al Sindaco d’Ischia. Con questi miei tre convincimenti ho chiesto di incontrare Ferrandino per ascoltare dalle sue parole se c’è qualcosa in più da sapere.

 

Ho l’impressione che tu sia stanco, delle pressioni negative, dei fermenti acidi che si sono creati all’interno del Municipio di Ischia.

Sono convinto sia giusto che chi ricopre un ruolo istituzionale, in particolare quello di sindaco, dopo un certo periodo passi la mano a persone che abbiano nuove energie, nuove idee e soprattutto nuovo entusiasmo, che credo sia la prima prerogativa di chi sceglie di dedicarsi alla cosa pubblica. Cui si devono naturalmente aggiungere la fantasia, le capacità, la lungimiranza, che avevo quando ho iniziato ben 15 anni fa e che, in parte, sono andate scemando. Ci sono stati pochi sindaci nell’isola che hanno amministrato continuativamente per tanto tempo come è accaduto a me e sicuramente c’è anche quella mancata gratificazione cui accennavi prima. Certo si sarebbe potuto fare di più, ma penso che, sia a Casamicciola Terme che a Ischia, ho sempre guidato amministrazioni che hanno lavorato, che hanno contribuito a che il paese facesse dei passi in avanti – e criticabili o meno delle scelte sono state compiute. Ischia registra presenze che non sono equiparabili a quelle di nessuna località turistica in Italia, è fra le mete più amate come documentano i portali turistici, e non credo sia un caso.

Il Vicesindaco (il quale al momento in cui
viene resa l’intervista non è stato ancora designato) che dovrà sostituirti in questa fase di “autosospensione irrituale” in attesa dell’esito del tuo processo, sarà in grado di prendere la staffetta di Giosi Ferrandino e continuare il percorso iniziato?

Se il Vicesindaco sarà in grado di farlo lo diranno i fatti, certo dovrà interpretare gli indirizzi del consiglio Comunale, cioè dell’amministrazione che è scaturita dalle elezioni del 2012.
Ci sono le condizioni per arrivare alla scadenza naturale della sindacatura?
Nell’attuale situazione credo che la sindacatura arriverà a fine mandato, cioè al 2017. Una soluzione diversa ci sarebbe solo se io venissi dichiarato incompatibile o decaduto per una ragione che al momento non vedo, se non in un’eventuale scorrimento della lista degli euro-parlamentari non eletti.
Quindi, non intendi dimetterti?
Dopo quello che ho passato… La mia scelta è stata molto chiara ed era finalizzata ad evitare il commissariamento e a portare a termine la consiliatura.
Fino a poco tempo fa sei stato uno di quelli che contano in una delle componenti del PD napoletano, che notoriamente è molto frammentato al suo interno. Pensi che le tue vicende giudiziarie abbiano diminuito la tua autorità?
Mi sento parte integrante del PD napoletano: faccio parte della direzione regionale e sono membro dell’assemblea nazionale del partito, al di là del ruolo istituzionale di primo dei non eletti per il PD a Strasburgo.
Farai valere questo tuo peso a livello regionale?

Ci mancherebbe altro! Sia perché finalmente la Regione è guidata dallo stesso partito che ha in mano il governo centrale e poi per i forti rapporti personali che ho con chi amministra la Campania, dal presidente De Luca a Lello Topo ed altri consiglieri regionali del PD. Quando al rapporto istituzionale si accompagna la vicinanza politica e l’amicizia personale, le cose diventano molto più semplici per un amministratore locale: dobbiamo assolutamente spenderci questa occasione!
Quali sono le persone che costituiscono l’anello di congiunzione fra l’isola e la regione Campania?

Sicuramente, Lello Topo, Mario Casillo e Nicola Marrazzo e Francesco Borrelli, tutti molto legati a Ischia.

E fra le figure politiche ischitane?
Abbiamo un consigliere regionale, per quanto di opposizione, M. Grazia Di Scala, e mi auguro che accantoni le questioni di parte per collaborare a progetti seri per l’isola, anche se sono proposti dalla maggioranza.
E il dialogo con Domenico De Siano, coordinatore regionale di Forza Italia?

Sono certo, senza tema di smentite, che quando è stato necessario condurre battaglie per l’isola non abbiamo fatto questioni di parte:
ricordo il Tribunale, la soluzione del problema della sede del liceo o l’illuminazione della sopraelevata. E credo che i cittadini lo vogliano, l’elettorato premia l’unità, e lo dico anche pensando alla mia amministrazione, perché l’eccesso di litigiosità non è mai apprezzato, mentre una pace politica che favorisca la soluzione dei problemi è ciò che interessa.
Gli eventi giudiziari che ti hanno coinvolto che impatto avranno sulla tua carriera politica? Una battuta di arresto l’avrai pur registrata?…
Sì, soprattutto a causa dell’ingiustificato clamore mediatico, nell’immediatezza una battuta d’arresto l’ho subita, contro di me si sono celebrati processi nei talkshow serali e questo mi ha sicuramente danneggiato, sia sul territorio che a livello nazionale. Ma quando la verità verrà fuori, sono fiducioso di poter recuperare il rapporto con la mia gente, e già noto che sta accadendo, sia sul piano personale che politico. Recuperare l’appannamento di immagine a livello nazionale è più difficile, ma spero di riuscirci anche in quelle sedi, per quanto non sarà semplice. Io sono un combattente nato, come credo di aver dimostrato in questa vicenda, la rabbia ha sempre prevalso rispetto allo sconforto. Quando mi sarà data ragione con delle sentenze, cercherò di ribaltare questa storia a mio favore. Ho potuto constatare che c’è un
sistema giudiziario che non funziona, soprattutto nella fase cautelare. Proprio in questo momento, il Governo sta cercando di porre rimedio a tante storture nell’ambito giudiziario, per esempio rispetto all’uso delle intercettazioni e della custodia cautelare.

Hai avuto la sensazione di essere stato oggetto di un’indagine squisitamente giudiziaria, o con venature politiche più o meno forti?
L’esagerato clamore mediatico mi fa pensare che ci fosse anche qualcosa di politico, se non di altro.

Partito sempre dai magistrati o provocato da manovre esterne?
Non saprei rispondere. Il modo in cui questa inchiesta ha guadagnato le ribalte mediatiche, per poi repentinamente tornare nell’ombra, mi fa pensare che ci sia qualcosa d’altro che travalica l’aspetto giudiziario. Ancora di recente, sono finite sui giornali delle intercettazioni che hanno interessato il Governo.

Parliamone. All’indomani della fine dei tuoi arresti domiciliari, ipotizzai che si muovesse alle tue spalle uno scenario inquietante, connesso a servizi segreti o ai servizi deviati. Si è avuta, infatti, la sensazione di una grossa forzatura quando è stato coinvolto Massimo D’Alema, tirato in ballo per l’acquisto di bottiglie di vino per poche migliaia di euro da parte della CPL Concordia, la grossa cooperativa modenese che ha l’appalto per la metanizzazione fra l’altro di Ischia. E il coinvolgimento di D’Alema, per quanto durato pochi giorni, ha pesato molto sul clamore mediatico di questa inchiesta. In tempi più recenti, poi, è stato tolto l’omissis sulle intercettazioni delle telefonate fra Matteo Renzi e il capo della Guardia di Finanza Michele Adinolfi,eseguite sempre nell’ambito dell’inchiesta sulla cooperativa emiliana, e sono usciti fuori giudizi pesanti su Napolitano ed Enrico Letta.

Tutto ciò è inquietante! Non si spiega, infatti, perché dovesse essere resa pubblica una notizia come questa che poi non è entrata in nessuna inchiesta: perché è stata data in pasto alla stampa? Ciò mi fa dubitare molto sulla matrice di questo procedimento.
Pensi sia una causalità che il pm Woodcock, che ti ha indagato, abbia un antico conto aperto proprio con Adinolfi?

Sono fatti che esulano dal mio procedimento, non sapevo neppure di questa cosa che mi dici.

Constatare l’esistenza di questi intrecci ti inquieta o ti lascia indifferente?
Mi inquietava prima, perché credo di aver subito un’ingiustizia. Oggi no, sono sereno, so di cosa sono accusato, conosco bene i fatti perché sono il protagonista e sono certo che non vi sia alcuna verità in quanto mi viene contestato, come emergerà nel processo che inizia fra poco più di un mese, il 22 settembre.
Il seggio di Strasburgo per te è una sorta di paracadute? Sicuramente sì, è una grande speranza; alla tornata elettorale nel 2004, per esempio, ben 5 dei non eletti sono entrati all’europarlamento, credo quindi di avere ottime possibilità, e potrebbe costituire una buona occasione di recupero della mia immagine politica.

Però, la politica importante ormai da diversi anni si fa soprattutto a livello regionale, perché è attraverso la Regione che transitano gli unici finanziamenti ancora consistenti, cioè quelli comunitari.

E’ vero, la Regione ha un ruolo fondamentale rispetto alla possibilità di risolvere i problemi dell’isola d’Ischia, più ancora del Parlamento
nazionale. Però, il ruolo dell’europarlamentare ultimamente è un po’ cambiato e oggi è un incarico di maggiore portata rispetto a quello di deputato o senatore. Infatti, un parlamentare europeo che vuole lavorare intervenendo a livello delle direttive europee può ottenere dei risultati. Sicuramente, la mia attività politica ha assunto un respiro più ampio: già solo fare una campagna elettorale in sei regioni – come accade al candidato al seggio europeo – comporta di avere contatti stretti con gli amministratori di tutti questi territori e alla fine ti senti anche il loro rappresentante e non più solo della realtà dell’isola d’Ischia. Tra l’altro è stata una competizione elettorale esaltante, che mi ha formato moltissimo.

Pensando che tu possa risolvere positivamente la questione giudiziaria, in quale progetto politico ti piacerebbe impegnarti?

Sarei contento di dare una mano a chi voglia cimentarsi nella politica locale, a livello anche dell’intera isola, ma non più direttamente, perché ribadisco che ci vogliono forze nuove. Rispetto a una visione più ampia, invece, sono convinto che se arrivassi a Strasburgo potrei dare un valido contributo. Inoltre, do molta importanza al fatto di avere un ruolo istituzionale appartenendo a un grande partito, qual è il nostro, e quindi vorrei impegnarmi anche rispetto al PD.

Posizionandoti in quale area del partito?
Senza alcun dubbio in quella renziana.

Che ha delle declinazioni…
Sì, ma non sono nate correnti e sottocorrenti; piuttosto si va per esclusione, chi non appartiene a componenti che vengono da lontano si rapporta direttamente al Segretario. Io e il mio gruppo regionale non ci rifacciamo ad alcuna area precostituita rispetto all’era Renzi, come
unico riferimento abbiamo lui e i suoi uomini, come il vicesegretario del partito Guerini, e Luca Lotti.

Chi interpreta meglio in Campania l’area renziana? Non mi pare che il presidente De Luca sia un renziano di ferro.

Assolutamente no, e non lo nasconde neppure lui. Peraltro, la distinzione, che all’inizio era forte, fra renziani della prima ora e quelli che lo sono diventati in un secondo momento, si è per fortuna attenuata; comunque i big regionali come Lello Topo e Mario Casillo sono renziani e hanno rapporti diretti con le persone vicine al Presidente del consiglio.

Parliamo del PD a Ischia, che sicuramente finora si è incarnato in Giosi Ferrandino. Ho la sensazione che tu voglia allontanarti dai ruoli istituzionali ma non dalla politica, e comunque sei Sindaco, e il Vicesindaco lo sarà nella misura in cui prosegue la tua sindacatura e deve governare in nome e per conto tuo. Inoltre, costituisci sicuramente una figura politica di riferimento per l’isola.

Ho sempre creduto che l’impegno istituzionale va portato avanti stando all’interno di un partito, mai da battitore libero. Non ho mai fatto la guerra a chi volesse stare accanto a me per timore che mi facesse ombra: se arriva una persona più valida di me, penso di dovermi accodare io, ma se non è migliore di me alla fine viene naturale che accada il contrario. Ho fatto il consigliere provinciale all’opposizione per 5 anni, e molti degli eletti con me si sono trasferiti in maggioranza: perciò quelli che non mi piacciono proprio sono gli opportunisti. Oggi è facile dichiararsi del PD, visto che è partito di maggioranza sia al Governo che in Regione, ed in Europa. Quindi, se capisco che c’è solo una ragione strumentale che porta una persona nel PD, questo cerco di impedirlo, perché in quel caso si sta solo prendendo dal partito, senza costruire nulla. In ogni caso, il mio atteggiamento è stato sempre di tipo inclusivo e di confronto con tutti e così sarà per il futuro, finché i cittadini mi riconosceranno un ruolo politico.

 

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interview_Riccardo Sepe Visconti

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