In decine di migliaia, da nord a sud, invadono le piazze per partecipare alla “prima rivoluzione ittica della storia”. Come nasce e dove vuole andare il movimento controcorrente che dice basta alla politica dell’odio.
Anticorpi. È così che si definisce il movimento spontaneo delle “sardine”, nato dall’iniziativa di quattro ragazzi bolognesi, tutti trentenni, che con un rapido tam-tam su Facebook, il 14 novembre scorso, hanno riempito Piazza Maggiore al grido di “Bologna non si Lega”.
La sfida era arrivare a riunire 6mila persone sul “crescentone” (la pavimentazione sopraelevata del luogo simbolo della città turrita), con l’obiettivo di superare le 5mila presenze previste al comizio di Matteo Salvini organizzato al PalaDozza, quello stesso giorno, per lanciare la candidata Lucia Borgonzoni alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, in vista delle elezioni del 26 gennaio 2020.
Ed è accaduto che, con gran sorpresa degli ideatori stessi dell’iniziativa, quello che avrebbe dovuto essere un flash-mob senza “nessuna bandiera, nessun partito e nessun insulto”, annunciato come “la prima rivoluzione ittica della storia” si sia trasformato in una vera e propria manifestazione che ha coinvolto più di 15mila persone.
L’idea è partita da Mattia Santori, 32 anni, laureato in Economia e Diritto, ambientalista, impegnato nella ricerca nell’ambito dei mercati energetici, che durante una notte insonne ha deciso di non voler essere più spettatore inerte degli avvenimenti ma di fare concretamente qualcosa per contrastare la campagna elettorale della Lega nella sua città. Così ha pensato di organizzare una protesta insieme ai suoi ex coinquilini: Giulia Trappoloni, fisioterapista, 30 anni; Roberto Morotti, ingegnere, 31 anni; Andrea Garreffa, guida turistica, 30 anni. Amici che nella vita fanno altro e che non si sono mai occupati direttamente di politica, fino a quel 14 novembre.
Decidono di chiamarsi “sardine”, un nome che rimanda alla volontà di riempire le piazze e stare tutti stretti come sardine in scatola, uniti e compatti contro la retorica populista, silenziosi come pesci, in netta contrapposizione agli urlatori dei comizi politici. Un enorme anticorpo impegnato a contrastare la cinica ferocia della “Bestia” (la macchina della propaganda salviniana guidata dallo spin doctor del leader della Lega, Luca Morisi), che presto innalza le sue barriere difensive anche in altre piazze d’Italia. Da Modena a Napoli e Sorrento, da Trento in giù, fino a Catania e Cagliari, si è partiti dalle grandi città (la prima fase si è conclusa a Roma il 14 dicembre) per poi mobilitarsi in seguito anche nei centri più piccoli. Un’invasione reale che sembra inarrestabile. Piazze come mari, mari pieni di sardine.
Chi partecipa non ha solo 30 o 20 anni, ne ha anche 40, 50, 60 e più. Sono principalmente persone che non si sentono rappresentate dalla politica e soprattutto dalla sinistra attuale, in tutte le sue forme e sigle. Si uniscono alla protesta esibendo la sagoma di una sardina, cartelli, slogan (o, nel caso del presidio a Napoli, esordendo con una grande pernacchia collettiva in omaggio ad Eduardo De Filippo), per gridare che questa o quella città “non si Lega”, per provare ad annegare in un mare di umanità la barbarie generata da rigurgiti fascisti e da un razzismo dilagante nella società civile e nelle istituzioni. Stretti gli uni agli altri, fuori dagli schermi gravidi di leoni da tastiera che si fanno scudo dell’anonimato, dal vivo in carne e ossa, partecipi di una grande festa in nome dei diritti, dell’accoglienza, della solidarietà. In difesa di un’Italia che rischia di diventare più nera della mezzanotte.
Chi sono e cosa vogliono le Sardine lo si può leggere sul loro Manifesto pubblicato su Facebook, dal titolo “Benvenuti in mare aperto”, che si conclude con i versi del celebre brano “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla, diventato l’inno principale del movimento che dice basta alla politica dell’odio.
“Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione.
Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla. Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare. Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara. Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete. Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare. Adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura. Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. È stata energia pura. Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi.
Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età, amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto. Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie. Non c’è niente da cui ci dovete liberare, siamo noi che dobbiamo liberarci della vostra onnipresenza opprimente, a partire dalla rete. E lo stiamo già facendo. Perché grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare.
Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo. Vi siete spinti troppo lontani dalle vostre acque torbide e dal vostro porto sicuro. Noi siamo le Sardine, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto. È chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare”.
Texr_ Emma Santo Photo_ Riccardo Sepe Visconti e web
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