n.07/2006
Photo: Archivio Franzese
Text: Annamaria Rossi
Michele Franzese? Che dire…! Tutti sanno chi è, tutti lo hanno ascoltato almeno un paio di volte suonare e cantare. È popolarissimo e molto ricercato dai locali dell’isola perché è una garanzia assoluta per la buona riuscita di una serata. È amico di tutti, simpatico, cordiale e soprattutto si
‘spende’ moltissimo quando lavora: camicia leggera anche con temperature polari, tastiera con giusto qualche effetto, pacchetto di sigarette appoggiato a portata di mano e tanto, tanto mestiere alle spalle. La sua energia, la sua generosità professionale, la sua capacità di improvvisare dovuta ad una solida base classica unita a duttilità e fantasia, l’essere un “bravo dilettante” per sua stessa ammissione, ne fanno in questo momento uno dei musicisti più in vista della seconda generazione.
Serve un briciolo di storia per capire meglio il suo percorso. Michele studia da ragazzino musica classica con la Maestra Bianca Mennella per otto anni, ma alla fine degli anni Settanta lascia il pianoforte a coda per costituire con altri tre amici un gruppo leggero, “La Parentesi”. I compagni sono Biagio e Rino De Maio e Rodolfo Capuano. Il gruppo suona in giro, solito iter insomma, poi partecipa ad un provino per il Festival di Castrocaro, classificandosi al primo posto. Si potrebbe tentare il grande salto, l’ingresso nel mondo discografico, ma servirebbero somme di denaro considerevoli e, soprattutto, per le famiglie dei ragazzi, cantare e suonare non è un lavoro serio e sicuro, quindi il sogno viene accantonato ed il gruppo si scioglie. Ma Michele trova altri squinternati con cui andare avanti. Siamo attorno all’ ’83, nascono i mitici “Bagaria”: Michele Franzese, Rosario Scotto Pagliara, Gianni Di Lustro, Salvatore D’Abundo e, in seconda battuta, Michelangelo Ferrandino al sax. I “Bagaria” saranno per oltre otto anni il pilastro su cui poggia il “Ciaomare”, rimasto a lungo nel tempo l’unico locale a proporre musica dal vivo e soprattutto ballabile, quindi immaginatevi la fatica improba di passare ogni sera da valzer-tango-mazurka a pezzi disco dance con in mezzo romantici lenti da ‘acchiappanza’.
Nei primi anni Novanta il gruppo si divide e il Franzese resta al “Ciaomare” come solista, finalmente il pianobar che tutti amano molto. Divertente e coinvolgente, per un paio di anni alterna alle serate isolane numerose incursioni nei locali di Napoli, collaborazioni in concerti di D’Alessio e Finizio quando non erano ancora all’apice, nonché una gran quantità di feste VIP in tutta Italia per conto della AGIP. Naturalmente anche molte feste private e matrimoni, che sono sempre un’ottima palestra per mantenersi in forma e sperimentare.
Sono tanti gli aneddoti che Michele racconta tra una sigaretta e l’altra: più di una session con Tony Scott, una festa vippissima durante la quale ha fatto togliere la cravatta a molti managers interpretando i pezzi degli Squallor, la difficoltà di abituare le persone ad ascoltare qualcosa di meno popolare, più raffinato, e la gioia di poter eseguire qualche sofisticato brano a fine serata, quando si resta in pochi, tutto diventa rarefatto e ci si gode il puro piacere di suonare e cantare anche per sé.
Attualmente Michele Franzese si esibisce all’ “Ecstasy” a Ischia, al “MikiGiò” a Forio e dove capita quando viene ingaggiato. Non è snob, quindi non esiste là sì, qua no. Lui va, sicuro di sé, e ovunque vada sorride, canta, fuma. Lavora e si diverte, coinvolge e fa divertire, improvvisa, sente gli umori e si regola di conseguenza, sempre forte della sua intensa preparazione ed esperienza, Per questo piace tanto. In più ama fare spesso il talent scout, lasciando cantare accanto a sé molti giovani che forse non lo avrebbero mai fatto, scoprendo così belle voci insolitamente sorprendenti, che spesso si porta appresso per ampliare il repertorio e far sì che ogni volta sia diverso. Cosa posso aggiungere per finire? Un riassunto: Michele, bravo artigiano della tastiera, ottimo utilizzatore di una voce arrochita da canzoni e Marlboro, nelle sue serate infaticabile, mai banale, mai sensazionale, sempre speciale.