Friday, November 22, 2024

Special – GIORGIO BUCHNER/02

n.02/2005

Photo: Archivio Buchner
Text:     Stefano De Caro

 

Giorgio Buchner, lo scopritore di Pithecusa
È scomparso da poche settimane nell´amata Ischia Giorgio Buchner, il grande archeologo cui dobbiamo tutte le nostre conoscenze dell´antica Pithecusa. Nato a Monaco di Baviera, venne a risiedere ad Ischia fin da giovane seguendo la scelta del padre Paul (1886-1978), un illustre naturalista che insegnava Zoologia e Anatomia comparata in varie Università tedesche (Greifswald, Breslavia e Lipsia) e che aveva cominciato a frequentare il golfo di Napoli nel 1909 grazie a una borsa di studio della Stazione Zoologica di Napoli. Nel 1927 Paul Buchner si era costruito una casa sulla collina di S. Alessandro vicino al Porto d´Ischia, nella quale si era poi trasferito definitivamente durante la guerra per allontanarsi dalle ultime convulsioni del regime hitleriano. Dopo aver condiviso da adolescente la passione paterna per le scienze naturali, Giorgio Buchner si era orientato definitivamente verso l´archeologia dopo aver letto, ancora da studente ginnasiale, le pagine dedicate a Ischia nel libro “Campanien” del grande storico Julius Beloch e dopo aver compiuto le sue prime ricognizioni sul Monte Vico a Lacco Ameno, che avevano confermato quanto il Beloch segnalava sull´abbondanza di frammenti di vasi antichi. Come narra lo stesso Buchner, fu un amico del padre, il barone siciliano Otto de Fiore, appassionato di archeologia (oltre che di zoologia e vulcanologia), ad insegnargli su quei primi cocci i rudimenti di ceramica greca e a eccitare la sua fantasia, spingendolo verso il suo destino di archeologo. Conseguita la laurea in archeologia a Roma nel 1938, Buchner si dedicò a ricerche preistoriche e protostoriche a Capri e nelle isole flegree – sua è la fondamentale scoperta dei primi insediamenti micenei a Ischia e a Vivara – per poi iniziare, nel 1952, sotto l´egida della Soprintendenza di Napoli di cui era diventato funzionario, ma spesso a spese proprie o di generosi finanziatori, gli scavi della necropoli di S. Montano a Lacco Ameno e degli altri siti antichi dell´isola. Prima di Buchner la storia dell´isola era stata indagata soprattutto alla luce delle testimonianze letterarie, storiche e poetiche, antiche. Poche erano state invece le indagini sul terreno, svolte soprattutto da alcuni studiosi appassionati di antiquaria che avevano esplorato per lo più le antichità connesse alle acque termali che dal Medioevo costituiscono la caratteristica più famosa dell´isola, sicché il grande archeologo Amedeo Maiuri nel 1930, nel delineare gli “Aspetti e problemi dell´archeologia campana” (Historia, 1930) del tempo, scriveva sconsolato che “del tutto ignota è l´isola d´Ischia”. Questa affermazione era destinata ad essere cancellata in pochi anni: sotto la vanga degli operai di Giorgio Buchner e il suo coltellino da vignaiolo prese infatti forma storica scientifica la straordinaria vicenda di Ischia, una storia affascinante, ricca di simboli e valori identitari per tutto l´Occidente. Dopo alcuni anni di ricognizioni di superficie e i primi scavi su siti preistorici, Buchner iniziò nel 1952 le sue ricerche nella necropoli di S. Montano rinvenendovi le tombe dei Pitecusani in sequenza ininterrotta dall´VIII secolo a. C. fino alla piena età romana. Da esse emergeva il carattere commerciale di questo primo insediamento, stabilito dagli Eubei nella prima metà dell´VIII secolo a.C. come testa di ponte verso l´Italia centrale (Campania, Lazio, Etruria), e terminale – gestito in comune coi Fenici – delle loro rotte commerciali più importanti, quelle che partivano dalle coste della Siria ove sboccavano le carovaniere provenienti dalle ricchissime terre della Mesopotamia. Oltre mille tombe sono state da allora esplorate, con scoperte eccezionali, come il cratere dipinto con una scena di naufragio o la celebre “coppa di Nestore”, un vaso geometrico sulla quale è stata incisa la più antica iscrizione poetica greca pervenutaci: ”Di Nestore…. la coppa buona a bersi. Ma chi beva da questa coppa, subito quello sarà preso dal desiderio d´amore per Afrodite dalla bella corona”. Oltre alla necropoli Buchner ha rinvenuto nei suoi circa cinquant´anni di scavi tracce dell´abitato sulla collina di Monte Vico (c.d. scarico Gosetti), e sulla contrapposta altura di Mazzola-Mezzavia (1969-1971), mentre un sacerdote e studioso locale, Pietro Monti, rinveniva resti del quartiere dei ceramisti di età ellenistica e romana sotto il santuario di S. Restituta. Formato alla tradizione delle indagini preistoriche, dotato di eccellenti conoscenze geologiche e naturalistiche, Buchner ha saputo affrontare le difficilissime condizioni di scavo dei suoli vulcanici e della complicata stratigrafia della necropoli pitecusana, elaborando un metodo di scavo e di documentazione raffinatissimo (e del tutto inusuale nella prassi degli scavi campani del tempo); al pericolo di isolamento intellettuale ischitano ha opposto una fittissima trama di relazioni estesa a tutto il mondo scientifico internazionale. Fin dal 1947 insieme al vulcanologo svizzero Alfred Rittmann concepì l´idea di dotare l´isola di un Museo archeologico e geologico, un´impresa generosa che si è conclusa positivamente nel 1999 con l´apertura del Museo di Pithecusa nella villa “l´Arbusto” di Lacco Ameno seguendo di due anni l´apertura della sezione dedicata a Pithecusa del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La sua generosità nel far partecipi i colleghi dei risultati delle sue ricerche gli hanno valso una stima universale. Innamorato della sua isola e dei suoi abitanti e restio ad allontanarsene, di carattere oltremodo schivo, si è sempre tenuto lontano dalle ambizioni di carriera e dalle “glorie” accademiche, ma pochi studiosi hanno avuto un peso tanto grande nella storia dell´archeologia del Novecento. È un onore e una gioia essere stato tra i suoi amici, un privilegio aver potuto lavorare con lui, un dovere contribuire a valorizzare i risultati del suo lavoro e conservarne la memoria.

Stefano De Caro è Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania