n.02/2005
Photo: Archivio Buchner
Text: Kees Neeft
Un´amicizia lunga 35 anni
Kees Neeft, brillante studioso olandese, uno dei massimi esperti di ceramica corinzia, ebbe con Buchner un rapporto che travalicò gli interessi scientifici comuni per divenire una vera amicizia.
Gennaio 1971, appena intrapresa la mia tesi di dottorato ho contattato, in un italiano esitante, Giorgio Buchner nella Soprintendenza di Napoli con un elenco di domande scientifiche. Rispose in tedesco e poco dopo mi invitò a venire a Lacco Ameno per cercare di risolvere i problemi facendo uso del materiale da lui scavato. Questo approccio era, come ho imparato dopo, caratteristico per lui, uomo di scienza. Il magazzino in via Mezzavia, la Villa Arbusto, e la sua casa in via S. Alessandro al Porto erano luoghi di scambi aperti di idee e argomenti. Per Giorgio Buchner il materiale non era proprietà personale, per la sua propria gloria. Per lui, la scienza era qualcosa alla quale ciascuno, con i suoi talenti specifici, dovesse contribuire: era una lezione importante che ho cercato di diffondere anch´io. Sono ritornato spesso a Lacco Ameno, specialmente negli anni Ottanta, preparando una parte del materiale scavato nella valle di S. Montano per la pubblicazione. Giorgio ha sempre capito i bisogni di uno studioso, che deve usare il tempo ristretto delle ferie per il lavoro di ricerca. Abbiamo parlato molto, anche in inglese che lui parlava meticolosamente. Nelle discussioni scientifiche ho anche intravisto la sua gioventù tra due culture, aggravata dai traslochi a causa della carriera del padre Paolo e delle vicissitudini della Germania nazista. E quando lui, ora settantenne e addirittura ottantenne, non poteva trovare immediatamente una parola inglese, esprimeva la sua paura di perdere la mente, come aveva visto accadere a suo padre. Gli ultimi anni devono essere stati molto difficili per lui e per la sua famiglia. Durante la visita più recente a fine dicembre 2003, ho incontrato un uomo che non mi riconosceva più e non ha potuto parlare. La sua paura si era avverata in una condizione peggiore di quella che aveva temuto. La fine deve essere stata una liberazione per lui. Nell´archeologia classica, la seconda metà del secolo scorso è contrassegnato come il periodo degli Eubei. Prima negletti, questi isolani greci sono ritornati sul palcoscenico scientifico in questi anni. Ora, ogni manuale sulla storia greca o italiana antica comincia con un capitolo sull´arrivo degli Eubei in Italia e sul loro influsso. Questo sviluppo è in gran parte merito del lavoro meticoloso di Giorgio Buchner negli scavi di Pithekoussai, della sua conoscenza enorme e precisa del materiale, e della sua attitudine scientifica aperta. Dobbiamo essere grati che Giorgio Buchner abbia voluto dedicare i suoi talenti all´archeologia.
Kees Neeft è Professore emerito, Università di Amsterdam