Sunday, November 24, 2024

THE YOUNG POPE SENZA CRISTO

Text: Salvatore Ronga

E’ un Papa giovane e bello che esibisce, anche se protetto dalle mura vaticane, l’atletismo di un corpo sano in piena forma. Viene da un paese straniero. Non è Karol Wojtyla, è Lenny Belardo, che però condivide con Joseph Ratzinger il vizio delle sigarette, e prega aprendo le braccia al cielo con la stessa teatralità ostentata da Eugenio Pacelli. Poiché è un personaggio di fantasia, è del tutto legittimo che, nel costruirne la fisionomia narrativa, gli sceneggiatori si siano ispirati a diversi pontefici, ma ancora più significativo è che non ci siano gesti, benché minimi, o pensieri che siano vagamente riconducibili alle figure di Roncalli o di Luciani. Il Pio XIII di Paolo Sorrentino è dichiaratamente un Papa conservatore.

La sua sconcertante rivoluzione è la professione della Parola in un mondo ormai secolarizzato che nella Parola cerca solo conforto, che nella Parola cerca solo risposte. Ma qual è la Parola di Lenny Belardo? Fin dal primo discorso “pubblico” emerge la predilezione per una dimensione tutta trascendente dell’esperienza religiosa, una dimensione verticale uomo – Dio, che sembra escludere la necessità della fratellanza e della condivisione, del consesso umano quale premessa per interrogarsi sul divino.

Anche la preghiera, in questo contesto, non è mai comunitaria, ma sempre singolare, non è veicolo di voci che, insieme, si levano verso l’alto, ma strumento di un dialogo tra il fedele, che è solo, e Dio. Per inciso, Lenny è un santo – ma tutti i cattolici lo sono, benché peccatori – e usa la preghiera per chiedere grazie e castighi. Il miracolo, parolona verso la quale la Chiesa di oggi, in accordo con i suoi simpatizzanti laici, manifesta un pacifico scetticismo, appartiene all’esperienza religiosa e non desta scandalo.

Intransigenza e rispetto della Verità rivelata, questi i tratti del pontificato di Pio XIII, di conseguenza impossibilità di ogni progetto ecumenico e dialogo interreligioso.

L’orizzontalità delle relazioni appartiene alla sfera esclusivamente privata, ed è qui che Lenny, senza dismettere mai completamente i panni del pontefice, vive le sue contraddizioni, contraddizioni che lo rendono un personaggio vero, interessante, con cui addirittura identificarsi. In questa sfera si può vivere l’erotismo e sublimarlo in lettere appassionate. Perché in quest’avventura mistica c’è anche la donna, c’è soprattutto la donna: la madre che lo ha abbandonato, Suor Maria, la fidanzata incontrata prima di entrare in seminario, la giovane Ester che non può avere figli, l’escort di lusso nell’albergo notturno.

Di tutto si può accusare Lenny, ma non di misoginia, sempre restando nel privato. E in questa considerazione per la donna, si potrebbe ravvisare uno dei pochi elementi che rimandano all’esperienza di Gesù. Perché Gesù, in the Young Pope, è il grande assente. Senza la mediazione dell’umanità di Cristo, Dio è un cielo stellato, bello e misterioso, un cielo che ci sovrasta e ci sgomenta, potrebbe essere il Cielo del Corano e quello di Israele, o solo quello di Roma visto dalla terrazza del colonnato berniniano.

Alla fine della serie il percorso personale di Lenny e quello di Pio XIII si intrecciano, si sovrappongono, e certe maturazioni personali di Lenny, almeno così si lascia intuire, influiscono sul suo magistero di Papa. L’incontro con i fedeli a Venezia gli è fatale, e non potrebbe essere altrimenti. Diavolo di un Sorrentino!