Friday, November 22, 2024

UN PREMIO CORAGGIOSO ALLE VOCI DALL’INFERNO

 

DODICI GIORNALISTI DI “RAQQA IS BEING SLAUGHTERED SILENTLY” (RBSS) ABITANO A RAQQA E CARICANO FOTO, VIDEO, NOTIZIE SU UN GRUPPO SEGRETO ONLINE; ALTRI QUATTRO CHE VIVONO FUORI DALLA CITTÀ IN MANO ALL’ISIS DIFFONDONO I CONTENUTI SU FB, TWITTER, SUL SITO UFFICIALE E FILTRANO LE NOTIZIE ALL’ESTERO. MA IL RISCHIO DI ESSERE SCOPERTI È ENORME ED ESISTE UNA TAGLIA SULLA TESTA DI CIASCUNO DI LORO.

A Raqqa non si muore di vecchiaia. Uomini, donne e bambini intrappolati in oscillazione perenne dentro un mondo dalle convergenze impossibili, sempre sul punto di trasformarsi in qualcos’altro, tra il principio e la fine, il pozzo delle meraviglie e la mattanza della catastrofe. Cosa vuol dire oggi fare il giornalista in Siria? Cosa significa raccontare la vita quotidiana nel bel mezzo di una guerra civile che contrappone due forze criminali, due ombre, una più nera dell’altra, che soffocano il Medio Oriente con la complicità di un Occidente che  ha dimostrato più volte di voler perdere la sua guerra contro il terrorismo? Cosa significa occuparsi di informazione in un paese nel quale, secondo i dati raccolti da Commitee to Protect Journalism (ONG indipendente impegnata nella tutela della libertà di stampa), sono stati assassinati negli ultimi tre anni più giornalisti che in qualsiasi altra parte del mondo? In una città, ex “hotel della rivoluzione siriana” contro Bashar al-Assad e oggi sanguinosa roccaforte del Califfato, dove vige una posta di 50.000 dollari sulla testa di chiunque, sfidando la paura e le minacce, osa raccontare al mondo cosa significa (soprav)vivere sotto le bandiere nere dell’Isis? Il blackout di una (pur) misera copertura mediatica nella zona di confine tra Siria e Turchia è stato in parte annullato dal coraggio di un gruppo di giornalisti e attivisti locali che nell’aprile 2014 hanno lanciato una campagna d’informazione rivoluzionaria: Raqqa is Being Slaughtered Silently (letteralmente, “Raqqa è massacrata nel silenzio”), piattaforma dalla quale denunciano violazioni, torture, assassinii, decapitazioni pubbliche, con l’obiettivo di documentare la vita nella Raqqa jihadista. La prima volta che Isis ha crocefisso uno dei suoi prigionieri, ad esempio, a darne notizia in tutto il mondo è stato uno dei loro attivisti.

Già premiati a livello internazionale e inseriti tra le 100 realtà più influenti del mondo da Foreign Policy, i giornalisti di Raqqa is Being Slaughtered Silently sono i vincitori del Premio Ischia Internazionale di Giornalismo 2016, che verrà consegnato il prossimo 1 luglio nel corso di una serata organizzata a Lacco Ameno dalla Fondazione Premio Ischia dei fratelli Benedetto ed Elio Valentino. La giuria ha voluto così riconoscere il valore di una testimonianza che apre uno squarcio di luce nella carenza di un’informazione perseguitata con la violenza. La verità dei fatti, in questi tempi bui, arriva anche dai social o da un tweet che i cronisti lanciano all’attenzione internazionale. Parole pronunciate per dare voce all’amarezza di un popolo che ha visto morire le proprie speranze quando, libero finalmente dai soprusi sanguinari di al-Assad, è stato costretto ad assistere alla presa della città da parte delle milizie dell’orrore. Parole, come quelle di Al-Moutaz Bellah Ibrahim, Ibrahim Abd Al-Qader, Ahmad Mohamed Almossa, tutti trucidati,  pronunciate per raccontare Daesh e la fama dei suoi spietati tagliagole. Le parole di quanti, come la 30enne Ruqia Hassan, accusata di essere una spia dei ribelli anti Assad e uccisa lo scorso settembre, denunciano la vera faccia di questa guerra bugiarda, certo non dissimile da quante sono già contenute nei libri di storia. Dentro l’inferno, le voci di una dozzina di cronisti clandestini rimbalzano agli attivisti residenti all’estero (nemmeno questi, al sicuro), incaricati di diffondere ogni materiale utile. Le finanze sempre più in rosso del Califfato, le esecuzioni pubbliche ancora più numerose, i foreign fighters eccitati dagli stupefacenti, i ragazzini irretiti coi videogame. Mentre l’elettricità va  a singhiozzo e l’acqua è contaminata dai vermi, sotto la pioggia di bombe, russe e americane, che uccidono indiscriminatamente i civili. A cosa possiamo credere, in questo Risiko che si evolve giorno dopo giorno? I reporter di Raqqa is Being Slaughtered Silently non nascondono nemmeno la verità più scomoda per l’Occidente: non c’è nessuno che combatte l’Isis. Così com’è destinata a diventare pura finzione politica la cartina del Medio Oriente stampata per ore sugli schermi occidentali. A sostegno di un fiume di notizie (in gran parte fasulle), presto disperse nell’angoscioso e indecifrabile bla-bla che soffia tra le dune del deserto.

Text_ Gianluca Castagna