Giovanni Di Costan- zo è corso dietro al vulcano che agitava il suo animo durante tutta la sua esisten- za, spesa per l’arte e con l’arte, senza mai aspirare al successo
effimero o a realizzazioni finanziarie. Era scultore, pit- tore, poeta, filosofo a modo suo, ma sempre in totale onestà di spirito e di azione, conosceva alla perfezione i maestri della pittura e della scultura di tutte le epoche, per quanto il suo stile di vita sobrio, umile, e la tendenza a richiudersi in se stesso non hanno consentito ai più di conoscerlo, valutarlo ed apprezzarlo nella giusta di- mensione.
Un artista e una personalità, inquietante sotto certi aspetti, che mai ha perseguito facili effetti, rimanendo se stesso con il suo stile di grande originalità derivante dalla sua enorme cultura ed amore per la musa d’ele- zione, l’arte, che per lui era scintilla del divino che egli rispettava nella sua sacralità.
Artista completo, era dotato di certosina pazienza nel ricercare sempre nuove soluzioni per le sue originali scoperte; ogni tipo di materiale, dalla pietra locale alla terracotta, al marmo, al ferro, lo attirava e gli serviva a ideare costruzioni e figure con cui perseguiva il costante desiderio di cogliere l’attimo, la folgorazione della sua particolarissima vena artistica.
Non tentò mai di mettersi in mostra, se non in occasio- nali discussioni o serrati confronti con amici intorno a quella che era un’altra sua dote, perfezionata nel corso degli anni: la critica d’arte. Le sue argomentazioni men- tre visitavamo le tante mostre d’arte – solo qualche anno
fa molto frequenti a Ischia – diventavano elementi di sor- presa, curiosità ed interesse da parte di quanti si accalca- vano intorno a lui che dispiegava ai ‘profani’ il suo sape- re, le sue intuizioni, sempre appropriate ed inedite. Con garbo, ma con profonda convinzione, esprimeva giudizi poco lusinghieri su quegli artisti che avevano imboccato percorsi volti a capitalizzare il loro talento a soli fini com- merciali. Furono tanti gli estimatori, appassionati d’arte o collezionisti che dovettero battere in ritirata, perché Giovanni era gelosissimo della sua produzione artistica che ha conservato per sé e per pochissimi fortunati che riuscirono ad entrare nel suo fantasmagorico atelier.
Fu questo forse un suo limite e certo gli precluse le stra- de di un successo che probabilmente mai aveva insegui- to. Rifiutò, infatti, con ostinazione i tantissimi tentativi di amici e critici d’arte che lo invitavano ad allestire una mostra personale, mentre partecipò spesso a collettive, in cui però esibiva i pezzi meno significativi. Scultore prima di tutto e pittore, però amava anche comporre poesie dove rivelava il suo animo, dotato di enorme sen- sibilità, tuttavia mentre cercava il giudizio ed il consenso degli amici su semplici ma toccanti componimenti (così come per le fotografie alle quali si era dedicato per brevi periodi), quando si trattava delle sculture e dei suoi qua- dri, invece, per una sorta di altera, distaccata ritrosia, amava il silenzio, quasi a protezione e difesa della loro esclusività. Ma ciò non toglie nulla al grande artista che era: da scoprire, valutare, approfondire, un patrimonio da curare e rispettare.
text_Michele D’Arco