32/2012
Photo: Romolo Tavani
Text: Silvia Buchner
Riscalda il cuore vedere una tenuta abbandonata che rinasce, terrazze che ospitano filari di viti perfettamente simmetrici dove per anni hanno regnato incontrastati i rovi e i ragazzi si divertivano con il motocross. Riscalda il cuore incontrare imprenditori che hanno scelto di investire sulla tradizione più alta dell’agricoltura isolana, che si esprime nella produzione di vini DOC, realizzata grazie ad una costante ricerca compiuta da enologi, vignaioli, produttori di Ischia. Quando i fratelli Arnaldo, Gianpaolo e Piergiovanni Castagna (nella foto con la madre Concetta Maio) – imprenditori alberghieri a Casamicciola – acquistano i 5 ettari circa della tenuta di Crateca, in località Fango a Lacco Ameno, hanno le idee chiare. Vogliono che quel promontorio che sporge proprio sotto l’Epomeo torni alla sua vocazione originaria. Infatti, siamo in una delle zone più adatte alla coltivazione del vigneto (insieme a Frassitelli, Chignole-Monterone, Montecorvo a Forio, Piedimonte a Barano e Noia a Serrara Fontana): il terreno è geologicamente recente e ciò lo rende di grande qualità, in quanto presenta una forte mineralità ed è sciolto, e la vite ama questo tipo di suoli che consentono alle sue radici-rubinetto, che possono spingersi fino a 3-4 mt, di esplorarlo in profondità per intercettare l’acqua. Inoltre, il lungo ‘riposo forzato’ – il podere è rimasto incolto per 40 anni, fino al 2003 – gli ha consentito di perdere i germi patogeni, per cui la crescita iniziale del nuovo vigneto è stata molto rapida. Crateca, fra i 250 e i 450 metri sul mare, guarda da Nord-Ovest a Occidente ed è un “crocevia climatico”: la lussureggiante parete boscosa dell’Epomeo, infatti, abbraccia il promontorio su cui sorge il vigneto, che si distende su 3 chilometri di terrazzamenti e su un pianoro che dalla primavera all’autunno è illuminato dal sole per 12 ore. Tuttavia, l’esposizione a Nord consente di mantenere una certa umidità, per cui nella stagione più calda le piante soffrono meno la siccità. I settori più ombrosi della tenuta ospitano varietà precoci, ma la maggior parte del vigneto è molto soleggiato, soprattutto le terrazze che digradano verso il basso. Da Crateca passano tutti i venti, e le brezze marine conferiscono ai vini un elemento di sapidità: e se il salmastro può danneggiare le piante, tuttavia rende unico il prodotto delle piccole isole, dove il connubio mare-terra genera un prodotto che è quasi ‘da mangiare’, nel senso che il sapore è un elemento molto importante e rende il vino più pieno all’assaggio. Tutte queste caratteristiche permettono di ricavare uve che raggiungono una bella maturazione e danno vini ricchi, di buon corpo, con un buon grado alcolico (l’Aglianico nel 2011 ha raggiunto i 13,5°), mentre dalle aree meno soleggiate provengono vini che non hanno un grado alcolico importante ma conservano maggiormente profumi e freschezza, come ci ha spiegato Ambrogio Iacono, l’agronomo che ha realizzato il vigneto. La grande vocazione di Crateca è, quindi, produrre differenti tipologie di vini, sia bianchi di buon corpo, adatti al coniglio, che bianchi freschi, delicati da abbinare al pesce o come aperitivo; ugualmente si possono ottenere rossi perfetti per piatti invernali e rossi da gustare anche con il pesce. Per raggiungere questo obiettivo i fratelli Castagna hanno in progetto di ricostruire l’antica cantina dove si vinificava e di cui si possono vedere i resti nella parte alta della tenuta. E’ possibile che essa fosse attiva già nel ‘600: il fondo, infatti, insieme ad altri confinanti, apparteneva ad un’importante famiglia di Forio, e per secoli qui ha dominato incontrastato il vigneto. I vitigni scelti sono i DOC isolani, Biancolella e Forastera per i bianchi, Guarnaccia e Piedirosso per i rossi, abbinati rispettivamente ai campani Greco e Fiano e Aglianico, che aiutano a marcare le caratteristiche climatiche del sito in cui sono coltivati. L’Aglianico rafforza i rossi locali che non sono di gran corpo, consentendo di avere un vino importante. Il Fiano enfatizza i bianchi, mentre l’acidità naturale molto alta del Greco conferisce freschezza. Attualmente, Crateca produce un rosso e un bianco, ma vinificare in proprio consentirà di esaltare in cantina le caratteristiche del territorio, vale a dire fare tante piccole vinificazioni per avere un prodotto che descrive le varietà di questo vigneto, a metà tra il sole di Forio e l’ombra di Casamicciola. Il Bianco Crateca ha grande mineralità, anche se le attese aromatiche sono molto fresche (mentre in genere il vino molto minerale corrisponde a livello olfattivo a note speziate), con presenza di frutta bianca e note speziate nel finale; è adatto ad accompagnare un aperitivo ben salato, ma anche piatti più importanti, come il coniglio. Il Rosso Crateca ha carattere un po’ meno legato al territorio, è pieno, con sentori di frutta rossa e amarena, e va servito con il brasato e il risotto. Ma Crateca non è solo un magnifico vigneto: i fratelli Castagna sanno, infatti, interpretare brillantemente la tradizione isolana anche attraverso la cucina, ed è un’esperienza da fare assolutamente. E’ possibile, infatti, visitare la tenuta (sempre su prenotazione) e mangiare nella spettacolare cantina, ricostruita fedelmente utilizzando le pietre dell’antica casa padronale, andata in rovina. Qui, circondati da trionfi di trecce di cipolle e dai piennoli di pomodori, si possono gustare antipasti prelibati con verdure conservate artigianalmente dallo stesso Gianpaolo, assaggiare gustosi primi tipici, seguiti da succulente carni alla brace, sempre accompagnate da verdure di stagione provenienti dall’orto di Crateca; e non si devono perdere assolutamente le crostate farcite con una marmellata unica, a base di Piedirosso e Biancolella: perché qui si ama la tradizione ma si è sempre alla ricerca di nuove bontà.